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venerdì 22 novembre 2013

Libri in arrivo



Qualche anteprima vicina...!!

LA CHIAVE PER TORNARE
di Katia Pezzi


Ed. Akea
100 p
12 euro
USCITA 28 NOVEMBRE
2013
Sinossi

GIRA LA CHIAVE, APRI LA PORTA… “Non importa in quale, tra tutti i mondi possibili, noi siamo, perché ovunque esiste un NOI tra me e te.” LA CHIAVE PER TORNARE: UN ROMANZO D’AMORE RIFLESSIVO E DAI TRATTI MISTICI. 

L'autrice.
Katia Pezzi è nata a Cesena nel 1974 e vive a Ravenna. Oltre alla letteratura, si dedica a tutto ciò che è finalizzato al raggiungimento del benessere interiore: yoga, reiki, meditazioni, filosofia, fisica quantistica. Ha già pubblicato: Scherzo del destino (SBC Edizioni 2009) e Favolette & Storielle per bambini da 0 a 100 anni (2011).









IL POSTO PIU' STRANO DOVE MI SONO INNAMORATA
di Mari Accardi


ed. Terre di mezzo
128 pp
13 euro
USCITA 28 NOVEMBRE
2013
Trama

Una famiglia improbabile e scombinata, lavori impossibili, spasimanti troppo timidi che le regalano fiori ogni giorno senza però palesarsi, e l’amore vero che non arriva mai: convinta dal padre che “Cu niesci arriniesci”, se nella vita vuoi combinare qualcosa te ne devi andare da dove sei nata, Irma lascia Palermo per la fredda Torino, e poi da lì a Praga e Roma, sempre in cerca del suo posto nel mondo, anche se sembra che qualcuno riesca ogni volta a occuparlo prima di lei. 
 La storia ironica e disillusa di una globe trotter dell’esistenza. 

L'autrice.
Mari Accardi (1977) è nata a Palermo. Laureata in Lingue, nel 2008 ha vinto il concorso Subway-Letteratura. Ha pubblicato racconti sulle riviste Watt, L’accalappiacani, doppiozero.com ed è stata selezionata da Granta per il numero “Che cosa si scrive quando si scrive in Italia” dedicato ai nuovi autori del nostro Paese: Antonio D’Orrico ha segnalato sul Corriere della sera il suo racconto come uno dei migliori dell’antologia.

LA MOGLIE INFEDELE
di Philippe Vilain


Gremese Editore
160 pp
16 euro
USCITA 28 NOVEMBRE
2013
Trama

«Non dimenticherò mai il giorno in cui scoprii che mia moglie mi tradiva». 
Un tranquillo sabato di novembre trascorso in casa da solo, un sms letto quasi casualmente sul cellulare che sua moglie ha dimenticato su uno scaffale della libreria, e l’esistenza di Pierre Grimaldi subisce un brusco, drammatico sconvolgimento. Eppure, a dispetto dell’inferno di dubbi e di sospetti che gli si è scatenato dentro, Pierre decide di non fare nulla: nessuna domanda, nessuna scenata, nessuna resa dei conti. 
Tutto, nella loro vita di coppia, continua come prima. 
Se qualcosa è cambiato, è piuttosto nello sguardo con cui Pierre osserva ora sua moglie, la sua infedele compagna: lo ha tradito già in precedenza? Cosa l’ha spinta a farlo? È davvero la persona che credeva di conoscere o in lei si nasconde un’altra donna, con desideri e aspettative a lui sconosciuti? 
Gli confesserà il tradimento? E chi è il suo amante?

Con La moglie infedele, Philippe Vilain indaga il risvolto amaro dei sentimenti, chiamandoci a testimoni di una coppia smarrita, di un rapporto incrinato che si alimenta al veleno del sospetto non meno che a quello della simulazione, insieme rivelando nuovi e inattesi volti dell’amore.

mercoledì 15 febbraio 2023

** RECENSIONE ** UNA MINIMA INFELICITÀ di Carmen Verde

 

Un romanzo che ruota attorno al rapporto tra una figlia e sua madre; la prima non fa che cercare attenzioni dalla seconda per tutta la vita, anelando un affetto che la genitrice, per prima, non riesce ad esternare perché l'amore, da lei, è sempre fuggito via lontano, lasciandosi dietro non poca infelicità.



UNA MINIMA INFELICITÀ
di Carmen Verde


Ed. Neri Pozza
160 pp
 La mia missione – sublime quanto irrealizzabile – era meritare finalmente l’attenzione di Sofia Vivier. La felicità di poter dire (...) «Io la guardo e lei mi guarda», a me era negata. Mamma non mi guardava mai. Ma la sua indifferenza non faceva che accrescere il mio amore già smisurato.


Annetta Baldini apre l'album dei ricordi e, mostrandoci diverse fotografie di famiglia, ci racconta la sua storia quando è ormai adulta... e sola.
Terribilmente e irrimediabilmente sola.

La sua vita è trascorsa all'ombra della figura materna: Sofia Vivier, le cui attenzioni e il cui affetto saranno l'oggetto costante del desiderio da parte dell'unica figlia, Annetta appunto.
Annetta che cresce poco poco, secca secca, bassina, come se il suo corpo si rifiutasse di lasciare l'infanzia.
Annetta che cerca con lo sguardo sempre quello della mamma, che però troppo spesso ha gli occhi assenti, che sembrano passarla attraverso e non guardarla mai davvero.

Annetta che fa di tutto per farsi amare da Sofia, ma Sofia non sa come si fa, perché lei, di amore, non ne ha mai avuto e non sa come amare quella eterna bimba magrolina, del cui sviluppo anomalo e tardivo un po' si vergogna.

Sofia, la mamma bella, elegante e tanto, tanto inquieta. Un'anima in pena che non si preoccupa di dare scandalo.
Sposata con Antonio Baldini, ricco commerciante di tessuti (un uomo molto più grande di lei), Sofia sa che su di lei la gente chiacchiera, spettegola a più non posso: è una poco di buono, ha più di un amante e il marito lo sa e - che vergogna! - non dice e non fa nulla.
Un debole, un codardo senza polso, che accetta che la moglie si comporti come una sgualdrina, e con una figlia in casa, poi!

Antonio lavora e non parla; dentro casa è come un'ombra, un fantasma che attraversa lieve quelle stanze; la sua presenza lascia indifferenti sia la giovane moglie che la figlia, con la quale farà sempre fatica a instaurare un rapporto anche minimo di confidenza.

Annetta va a scuola dalle suore, ama leggere poesie che, a parere delle religiose, sono inadatte a una mente così giovane, sono inopportune, come del resto lo è Sofia, moglie infedele e madre distratta, che dimentica pure di andare a prendere la figlia a scuola.

Sofia sembra non curarsi dei pettegolezzi, ma fa ciò che desidera; se deve far entrare un uomo in casa, lo fa e basta.
E come potrebbe comportarsi diversamente, lei che è alla ricerca costante di qualcuno che la ami?

"L’amore era il suo pensiero più ostinato, la sua ferita più profonda, mai rimarginata. Se da ragazza l’aveva atteso, sicura di non esserne delusa, adesso lo inseguiva disperatamente, ossessivamente, arrancando per immonde strade di periferia, nella speranza di raggiungerlo.
Le era parso, a volte, che l’amore la sfiorasse nella direzione opposta e allora aveva cambiato strada (è questione d’istinto, l’amore), fino a perdersi. Altre, era rimasta ad aspettare e aspettare, fin quasi a non sapere più chi o cosa stava aspettando.
Povera Sofia. Credeva nell’amore come altri credono in Dio, ma in lei l’amore non aveva mai creduto."

In fondo, su questo aspetto, lei e la piccola Annetta sono simili: anche sua figlia è bramosa d'amore, ma lo cerca unicamente da quella sua mamma strana, distante, poco espansiva, parca di sorrisi, e ancor più, di abbracci o carezze.

I tre abitanti di casa Baldini, lontani l'un dall'altro, rinchiusi ciascuno nel proprio personale spazio privato (che sia il negozio per Antonio, la cucina o un'altra stanza della casa per madre e figlia), vivono insieme ma le loro esistenze si sfiorano senza concedersi spazio; il comune denominatore è l'infelicità: tutti e tre sono inesorabilmente infelici.

"L’infelicità è un luogo, un luogo fisico, una stanza buia nella quale scegliamo di stare. Tanto che, quando accendiamo un lume, subito lo schermiamo, perché nessuno possa spiare all’interno.
Fu nonna Adelina a insegnare a mia madre l’infelicità. Non dovette essere complicato: Sofia era un’allieva volenterosa."
"La vita non è meno della letteratura. Bisognerebbe studiare a scuola l’infelicità delle nostre madri."

A gettare, per diversi anni, un po' di scompiglio e malumori dentro casa ci pensa una donna: Clara Bigi, una domestica assunta per prendersi cura, inizialmente, della piccola Annetta, per controllarla affinché non legga cose poco adatte a lei e per dettare delle regole in quella famiglia lasciata un po' a se stessa.

La donna, in effetti, impone le proprie regole rigide e insensate, introducendo sì discontinuità nella vita familiare ma, al contempo, dando modo ad Annetta di crearsi un'apertura verso la mamma: le due, infatti, condividono la brutta opinione che hanno di quella domestica prepotente, crudele, che sembra essere diventata la padrona in casa Baldini, col silenzioso beneplacito di Antonio, che le lascia fare il bello e il cattivo tempo.

Ma quella vicinanza originatasi dalla comune antipatia verso Clara non durerà per sempre e, nel corso degli anni, diverse cose cambieranno: presenze che vanno via, altre che arrivano e poi se ne vanno anch'esse, mentre mamma e figlia restano sempre lì, ancorate a quella casa che assume, di anno in anno, le sembianze di un tempio (o di una tomba?), testimone di un'infelicità famigliare e dei tentativi fallimentari di dare e ricevere amore.

In questa sorta di sacrario Annetta si chiude, continuando a mettere al centro di tutto lei, sua madre, e finendo imprigionata in quel piccolo e insignificante corpo che non cresce, come se volesse restare bambina, sempre e solo figlia e non ancora (forse mai?) donna.

"L’anima è in pace solo nei luoghi che conosce." 

L'esordio letterario di Carmen Verde mi ha colpita positivamente per la sua penna lieve, delicata, intensa, minuziosa, che sa come trasmetterci i pensieri più profondi della protagonista, il suo famelico bisogno di amore insoddisfatto, che la lascia a digiuno e che in qualche modo è riflesso in quel corpo non cresciuto a dovere.

"Tutta la mia persona era perfettamente contenuta in quella di mia madre. Il mio piccolo corpo non era, in fondo, che una porzione del suo."

Ci arriva tutta anche la profonda tristezza, l'assenza di gioia e vitalità caratterizzanti queste singole esistenze, che sembrano vagare, come barchette portate di qua e di là dalle onde del mare, senza meta, incapaci di darsi affetto, conforto, vicinanza, reciproca comprensione.

Nonostante la mancanza di dinamiche ed avvenimenti avvincenti, Una minima infelicità è un romanzo che riesce a "costringere" il lettore a proseguire nella lettura, e il ritmo rilassato, la scrittura profonda, ipnotica e introspettiva, lo inducono a restare chiuso in casa con Annetta, a respirarne la stessa aria, a spegnere la luce e chiudere le porte di stanze disabitate e silenziose, a osservarla rimpicciolirsi sempre più, con il corpo e l'anima prosciugati.

Adatto a chi ricerca una lettura intima, di quelle che non ci portano, con l'immaginazione, in posti lontani e attraenti, ma che ci lasciano entrare dentro luoghi privati, tra le mura della casa di una famiglia infelice (come ce ne sono tante), a guardare, con un misto di tenerezza e pietà, una bambina affamata che guarda con occhi adoranti una mamma troppo assente e distante.



sabato 10 settembre 2022

** RECENSIONE ** GLI ANNI DELLA LEGGEREZZA di Elizabeth Jane Howard (I Cazalet #1)



Nel primo volume della saga dedicata ai Cazalet conosciamo i membri di questa famiglia inglese dell'alta borghesia che trascorrono l''estate del 1937 e del 1938 nella loro tenuta nel Sussex.



GLI ANNI DELLA LEGGEREZZA
di Elizabeth J. Howard


Fazi Ed.
trad. M. Francescon
394 pp
È l’estate del 1937 e la numerosa famiglia Cazalet è pronta per riunirsi nella dimora di campagna e trascorrervi le vacanze. 

È un appuntamento irrinunciabile, un modo per ritrovarsi tutti insieme in un luogo che sa di casa, di ricordi e rassicuranti abitudini di famiglia.
La Duchessa e il Generale (gli anziani genitori) accolgono figli e nipoti con quel loro misurato e pacato entusiasmo che caratterizza i signori della loro classe sociale.

E i Cazalet sono persone benestanti, proprietari di una ditta di legnami che permette loro di vivere negli agi; è gente abituata ad avere in giro la servitù, la cuoca eccellente in cucina, le giornate scandite in modo prevedibile e rigoroso da colazioni,  i momenti del tè con biscottini e pasticcini, le merende in giardino, le cene.

È in una quotidianità come questa, contrassegnata dal ritmo lento, placido e sereno delle calde giornate estive trascorse dentro e fuori la grande Home Place, che il lettore conosce i membri di questa bella famiglia inglese.
Tutti, uno per uno: il padre e nonno, William, un po' avanti negli anni ma ancora assolutamente lucido, interessato agli affari dell'azienda di famiglia, preoccupato che i figli la gestiscano con profitto, come sempre è stato; ora che non riesce a leggere bene i quotidiani a causa dei problemi alla vista, ama che qualcuno dei suoi cari lo faccia per lui ad alta voce, così da essere sempre aggiornato su ciò che accade nel mondo. E di motivi per esserlo ce ne sono e ce ne saranno in particolare l'anno successivo, quando in Europa soffieranno temibili venti di guerra.

La Duchessa è la madre composta, educata, ligia all'osservanza delle etichette, delle buone maniere, della morale, che accoglie con un sorriso cortese i quattro figli, di cui una figlia femmina e tre maschi con le mogli e l'eterogeneo gruppo di nipoti vivacissimi; è colei che dirige, con calma e precisione, la servitù, che fa la lista della spesa (facendo molta attenzione a non sprecare nulla: essere ricchi e avere disponibilità economiche non vuol dire scialacquare), che si raccomanda con fermezza e gentilezza che tutto sia in ordine, pulito e a posto, in ogni camera da letto come in sala da pranzo o in giardino.

E ovviamente ci sono loro, i tre figli sposati:  Hugh, Edward e Rupert, con le rispettive consorti, Villy, Sybil e Zoë, e i loro bambini. *
 
Nel corso della narrazione c'è modo di soffermarsi su tutti loro, di seguirli nelle loro attività svolte durante il giorno e ogni volta ne traiamo delle informazioni per inquadrare ciascun personaggio, per cominciare a familiarizzare con esso e la sua personalità, conoscendone i desideri, i pensieri, le ambizioni, i segreti e i modi di reagire alle situazioni vissute.
C'è un grande ordine in questa narrazione, in sintonia con quell'armonioso equilibrio che vige in famiglia (almeno in apparenza) e che ci permette di orientarci, di seguire ogni scena e ogni momentaneo protagonista senza confonderci ma assecondando la strada tracciata dall'autrice, senza fretta.

È come se la Howard ci invitasse ad entrare in questa ampia dimora e a respirarne l'atmosfera d'altri tempi, quel modo di vivere che potremmo definire vintage, lontano sì da noi eppure ancora affascinante, tranquillizzante con i suoi rituali precisi e i modi di fare tipici di quell'epoca di persone abbienti nella loro tenuta in campagna,  dove al mattino i domestici servono il tè a letto e per cena è bene indossare un abito da sera. 

Un mondo perfetto dove regnano la pace, la serenità famigliare e dove si conversa amabilmente di argomenti rispettabili e decorosi.

"...discrezione, moderazione e senso della misura erano i fari stessi della vita dei Cazalet, nonché i segni dell’affetto reciproco e della buona educazione."

Ma in realtà, dietro e sotto la rigida morale vittoriana, covano i germi di tante situazioni personali e di famiglia che ci rivelano come anche in microcosmi come questi - che appaiono così ben organizzati e ordinati - si muovano correnti sotterranee che potrebbero dar vita a cambiamenti, a stravolgimenti, scuotendo il candido tappeto della rispettabilità e mostrare i cumuli di polvere che vi si annidano sotto.

Così vediamo come Hugh, il maggiore dei fratelli Cazalet, sia ancora tanto scosso dalla terribile esperienza della prima guerra mondiale, che gli ha lasciato in eredità una mano in meno, fitte lancinanti alla testa e quello che oggi chiameremmo disturbo da stress post-traumatico; è un uomo molto sensibile, gentile,  innamorato della moglie Sybil, una donna intelligente, saggia e comprensiva. 
Hanno due figli (Simon e la buona e riflessiva Polly) e un altro in arrivo; Hugh lavora nell'azienda di famiglia assieme al secondogenito dei Cazalet, Edward.

Edward è il più affascinante dei tre: bello e carismatico, simpatico e di compagnia, piace a tutti, uomini e donne...
E a tal proposito, Edward ha purtroppo il vizietto di guardarsi un po' troppo attorno, in fatto di donne, cosa che lo induce ad essere infedele alla sua talentuosa consorte, Villy; quest'ultima è un'ex ballerina, che ha rinunciato ad una meravigliosa e promettente carriera per divenire la signora Cazalet e per occuparsi dell'educazione dei tre figli. 

Lei aveva acconsentito a rispettare la sentenza del Vecchio: la sua carriera doveva finire. «Non puoi prenderti in casa una ragazza che ha tutt’altro per la testa. Se il matrimonio non è l’unica carriera della moglie, non può essere un buon matrimonio».
In realtà, per quanto lei si convinca di aver fatto questa scelta consapevolmente e volontariamente, ne sente tutta la frustrazione perché non è questo il futuro che immaginava per sé: stare sempre in casa, a dare ordini alla servitù e a preoccuparsi dei ragazzi.
Ma ormai è tardi per i rimpianti e in fondo ha poco da lamentarsi. No?

La quattordicenne Louise, il vivace e avventuroso Teddy e la piccola Lydia sono i loro tre figli; se la terza è impegnata a giocare con i cuginetti coetanei e il secondo a imparare ad usare il fucile, è Louise quella che sta vivendo il periodo della sua vita più delicato: il passaggio dall'infanzia all'adolescenza.
In merito a Louise assisteremo ad un episodio famigliare brutto, di quelli che, oltre ad indignare, fanno riflettere su come anche nelle famiglie cosiddette  perbene possano nascondersi torbidi segreti.

E poi c'è Rupert, il terzo Cazalet.
È l'artista di casa, il pittore dolce e carino con tutti, che vorrebbe vivere della propria arte ma, ahilui, si rende conto di quanto sia arduo campare vendendo quadri...
Dopo essere rimasto vedovo (la prima moglie è morta partorendo il secondo figlio), si è risposato con la bellissima e giovane Zoë, che lo ama ma con quella leggerezza e un pizzico di egoismo propri più di un'adolescente che di una donna adulta.
Mentre Rupert è indeciso se insistere con la strada della pittura (accontentandosi dello stipendio da insegnante) o accettare l'offerta paterna di entrare in azienda, Zoë vive giorni particolari, che  scombussoleranno lei e il matrimonio con Rupert.
La donna sa di essere molto avvenente e teme che gli altri - marito compreso - vedano solo questo di lei, ritenendola una sciocchina senza pensieri e argomentazioni. Sa di non essere simpatica alle cognate e soprattutto che la piccola Clary (la figlia maggiore di Rupert; il maschio si chiama Neville) la odia con tutta se stessa; di dare lei dei figli al buon Rupert, per ora, non ci pensa proprio...

A chiudere il cerchio c'è l'unica figlia femmina della Duchessa: Rachel.

Rachel è il punto di riferimento della famiglia: è nubile, non ha un fidanzato, ha studiato come infermiera ma vive ancora con i suoi genitori; la donna è completamente devota alla famiglia, è indispensabile a tutti loro e la sua vita è dedita ad andare incontro alle esigenze dei fratelli, delle loro mogli e dei loro figli.
Generosa, dolce, mite e gentile con tutti, anche Rachel ha diritto ad una vita, ad avere interessi fuori casa, a tessere relazioni sociali.
Ad avere un amore.
E il suo cuore è innamorato! Di Sid, la sua cara amica, che vorrebbe poter vivere una relazione con Rachel più piena, libera da condizionamenti, in cui dedicarsi l'una all'altra.

Insomma, in questo primo libro della saga, la Howard si prende il tempo di presentarci tutta la famiglia, collocandola nel suo ambiente, in cui però difficilmente i singoli componenti (quanto meno gli adulti) possono sentirsi liberi di essere realmente e totalmente sé stessi, di seguire reali inclinazioni e desideri.
Quelle descritte ci sembrano esistenze serene, rilassate, privilegio di chi è ricco e può permettersi di  trascorrere lunghi pomeriggi oziando nei giardini, organizzando pic-nic al mare, passare le serate parlando e ascoltando il grammofono o la radio.
Almeno fino a quando la radio non comincia a diventare veicolo di possibili cattive notizie.
Nell'estate del '38 Hitler inizia a muovere le proprie pedine, che porteranno allo scoppio del secondo conflitto mondiale. L'approssimarsi di questa terribile eventualità colpisce anche i nostri Cazalet, adulti e ragazzini compresi (almeno quelli più sensibili, come Polly) e getterà ombre di preoccupazione su tutti.
A proposito di Hitler, l'autrice fa accenno all'antisemitismo tramite Sid, un personaggio secondario (per lo meno in questo primo volume) ma di cui comprendiamo già la forza di carattere, la determinazione e la schiettezza, qualità che emergeranno quando ci sarà da esprimere la propria franca opinione sui pregiudizi razziali sugli ebrei (lei lo è per metà).

I Cazalet suscitano per lo più simpatia, per quanto mi riguarda, nonostante abbiano modi di pensare che oggi definiremmo retrogradi (ma per quel tempo erano "normali"), ad es. circa il sesso o il ruolo e le competenze della donna dentro e fuori dalle mura domestiche.

La lettura è andata avanti con un ritmo lento, non posso dire di aver divorato il libro, perché le vicende più movimentate (in cui succede qualcosa di rilevante) non occupano un grandissimo spazio e comunque sono intervallate da un sacco di descrizioni scrupolose di tanti dettagli legati alla quotidianità, alla casa, ai pasti, ai giochi dei bambini e alle inquietudini adolescenziali.
Dettagli che potrebbero quasi sembrare inutili ma che in realtà assolvono alla funzione di "gettare le basi", le fondamenta del racconto di questa famiglia, di introdurcela in modo da fare amicizia con tutti questi personaggi, che - proseguendo nella lettura - si impara a conoscere bene, e viene spontaneo chiedersi cosa ne sarà di loro e delle loro singole vite nel successivo capitolo della saga.

Perché una cosa è certa: ho terminato il romanzo avendo molta voglia di continuare.
Del resto, avevo davvero un gran desiderio di "affezionarmi" ad una famiglia letteraria per seguirne le vicissitudini e le dinamiche intra/inter/extra-famigliari.
La penna di Elizabeth Jane Howard è ordinata, elegante, minuziosa, il suo sguardo è acuto, intelligente e ironico e sono questi gli occhi che "presta" ai suoi lettori affinché vedano i suoi Cazalet senza pregiudizi, per ciò che sono veramente, andando oltre la facciata di perbenismo e le convenzioni sociali dietro cui essi stessi tendono a proteggersi.

Non posso che consigliarla a chi ama le saghe famigliari.



ad inizio libro c'è l'albero genealogico dei Cazalet, utile per cominciare a capire (e ricordare) chi è figlio a chi, perché inevitabilmente si può rischiare di confondersi tra tutti i cuginetti.

giovedì 3 ottobre 2013

Cosa troviamo in libreria



Diamo un'occhiata a qualcuna delle più recenti uscite "libresche"!!!

VOLTATI E SORRIDI
di Jonathan Tropper


Voltati e sorridi
Ed. Garzanti
Trad. D. Viani
287 pp
18.60 euro
Dal 3 ottobre
Trama

Vivere in un residence per uomini divorziati e depressi non è quello che Drew Silver si aspettava dalla vita.
Nell'edificio grigio, con stanze dall'arredamento tutto uguale, aleggia una patetica solidarietà maschile. Drew passa le sue giornate tra le anonime - ma ben pagate - donazioni alla banca del seme e le innumerevoli bevute di birra con gli amici. 
Per un uomo di quarantaquattro anni, ex musicista in una rock band di successo, questo presente ha il sapore amaro del fallimento. Soprattutto perché Drew sa quello che ha perso. 
Prima di tutto la moglie Denise che sta per risposarsi con un uomo che è il suo opposto: affidabile, realizzato, felice. 
Poi c'è Casey, la figlia diciottenne che non l'ha mai perdonato per aver rovinato la loro famiglia. 
Con il passare degli anni, per lei suo padre è diventato un estraneo. Drew ha collezionato tanti errori. Uno dopo l'altro. Eppure, forse, adesso tutto può cambiare. Forse Drew ha un'ultima possibilità per rimediare agli sbagli del passato ed essere felice. Perché Casey si trova in grosse difficoltà e c'è solo una persona in grado di aiutarla: suo padre. Perché lui, proprio quell'uomo che l'ha delusa mille volte, ora è l'unico che non la giudica. L'unico che la guarda con occhi pieni di amore, nonostante tutto. 
Ma Drew non ha molto tempo. 
Ogni cosa può precipitare di nuovo o forse no... Drew deve scegliere. 
Deve ritrovare la fiducia e prendere una decisione dettata dal suo cuore.


IL PADRE INFEDELE
di Antonio Scurati


Ed. Bompiani
Letteraria italiana
208 pp
17 euro
Ottobre
2013
Trama

"Forse non mi piacciono gli uomini."
Il giorno in cui tua moglie, all'improvviso, scoppia a piangere in cucina, è una piccola apocalisse. 
Uno di quei giorni in cui la tua vita va in frantumi ma giunge, anche, per un attimo, a dire se stessa. 
E allora Glauco Revelli, chef di un ristorante blasonato, maschio di quaranta anni, padre di una figlia di tre, va alla ricerca della propria verità di uomo.
 Dall'ingresso nell'età adulta, l'innamoramento, la costruzione di una famiglia, la nascita e l'accudimento di una figlia, fino al disamore della moglie (che gli si nega dal momento del parto) e al ritorno feroce degli insaziabili demoni del sesso, tutto è passato in rassegna dal suo sguardo implacabile e commosso. 
Con "Il padre infedele" Antonio Scurati scrive il suo libro più personale, infiammato dal tono accorato della confessione e, al tempo stesso, il romanzo dell'educazione sentimentale di una generazione.





IL CANTO DEL SANGUE
di  Anthony Ryan


Ed. Fanucci
Trad. G. Giorgi
761 pp
14 euro
Settembre 2013
Trama

Pochi mesi dopo la morte della madre, l'undicenne Vaelin Al Sorna viene portato da suo padre alla Casa del Sesto Ordine, una confraternita di guerrieri devoti alla Fede, che diventerà la sua nuova famiglia.
Sulle prime il ragazzo si sente tradito dal proprio genitore, ma la sua tempra forte lo aiuta ad affrontare l'addestramento severo e le terribili prove a cui tutti i membri dell'Ordine vengono sottoposti. Ma per Vaelin e i suoi fratelli, diventati temibili guerrieri, il futuro ha in serbo molte battaglie in un Regno dilaniato da dissidi e il cui sovrano nutre mire di espansione. 
E tra segreti e complotti, il giovane dovrà fare i conti con la sua voce interiore, un canto misterioso che lo guida, lo avverte del pericolo, lo rende immune alla fatica, sensibile alle voci della foresta. 
Il canto è un dono del Buio, può ardere o spegnersi, non proviene da nessuna parte e non può essere insegnato: solo occorre affinarne il controllo, esercitarlo, perfezionarlo. 
Il canto è Vaelin stesso, il suo bisogno, la sua caccia. 
E presto gli rivelerà che la verità può tagliare più a fondo di ogni spada.

AION
di Andreas Brandhorst


Ed. Armenia
Fiction
566 pp
10 euro
Settembre 2013
Trama

Il direttore di una rivista di Amburgo incarica il giornalista Sebastian Vogler di scoprire la verità che si cela dietro le miracolose guarigioni praticate dal giovane Raffaele in Calabria. 
Vogler le considera sciocchezze frutto della superstizione, ma, una volta arrivato sul posto, torna sulle proprie convinzioni e ha l'impressione che Raffaele sia davvero in grado di guarire i malati. Dopo l'incontro con il giovane, Vogler comincia ad avere strane visioni e a percepire un cambiamento inspiegabile nei propri pensieri e sentimenti. 
Come se non bastasse, nello stesso momento si verificano misteriosi attentati e suicidi in vari paesi europei. 
Quando viene ucciso anche il capo di Vogler, il nesso con i miracoli calabresi diventa evidente, e il giornalista si rende conto di essere intrappolato in una rete sinistra. 
Intraprende così un affannoso viaggio attraverso l'Europa nella speranza di poter ancora fermare l'inferno...

giovedì 28 febbraio 2019

Recensione: PISTA NERA di Antonio Manzini



Rocco Schiavone è un vicequestore davvero particolare: scorbutico, "cannaiolo", sempre di cattivo umore, sarcastico all'ennesima potenza, all'occorrenza manesco e poco gentile..., ma anche molto bravo nel risolvere i casi più difficili. Ed è impossibile non amarlo, nonostante il suo caratteraccio.




PISTA NERA
di Antonio Manzini


Ed. Sellerio
288 pp
13 euro
"Una telefonata sul cellulare a quell’ora di sera era una rottura di coglioni, sicuro come una raccomandata di Equitalia. (...) Una rottura di coglioni di ottavo grado. Se non addirittura nono.
Rocco Schiavone aveva una sua personalissima scala di valutazione delle rotture di coglioni che la vita insensibilmente gli consegnava ogni giorno. (...) L’ottavo grado vedeva in primis il parlare in pubblico, poi le pratiche burocratiche di lavoro, il teatro, riferire a questori o magistrati. Al nono i tabaccai chiusi, i bar senza l’Algida, incontrare qualcuno che gli attaccasse delle chiacchiere infinite, e soprattutto gli appostamenti con agenti che non si lavavano. Poi per ultimo c’era il decimo grado della scala. Il non plus ultra, la madre di tutte le rotture di coglioni: il caso sul groppone."


Semisepolto in mezzo a una pista sciistica sopra Champoluc, in Val d’Aosta, viene rinvenuto un cadavere, in condizioni davvero orribili: sul corpo, infatti, è passato un cingolato in uso per spianare la neve, smembrandolo e rendendolo irriconoscibile.
Ovviamente, attorno al luogo in cui viene trovato il morto sono poche le tracce utili per il vicequestore Rocco Schiavone, da poco trasferito ad Aosta e al quale è affidato il caso: briciole di tabacco, lembi di indumenti, resti organici e  qualcosa che lascia intuire dai primi momenti che non si è trattato di un incidente ma di un delitto. 
La vittima viene presto riconosciuta grazie ad un tatuaggio sul petto, ed è proprio la moglie del morto a dare una mano in questo senso: Leone Miccichè, catanese, proveniente da una famiglia di imprenditori vinicoli, stabilitosi tra le cime e i ghiacciai per aprire una lussuosa attività turistica, insieme alla moglie Luisa Pec, una donna tanto bella quanto intelligente; Luisa è di Champoluc e i suoi modi di fare suadenti - nonostante il dolore per la fresca vedovanza - non possono che stuzzicare i facili appetiti del vicequestore. 

Chi e perchè ha ucciso il povero Miccichè?
Le ipotesi più probabili sono tre: la vendetta di mafia, i debiti, il delitto passionale. 
Difficile individuare la pista giusta, visto che per ciascuna sembra mancare il tassello esatto..., ma Rocco ci sa fare non solo con i casi complicati ma ancor più... con l'essere umano.

Proprio lui, che si trova nella gelida e innevata Val d'Aosta non per volontà proprio ma in seguito ad un trasferimento punitivo.

Classe 1966, Rocco Schiavone è un vicequestore nato e cresciuto a Trastevere, che odia lo sci, le montagne, la neve e il freddo, bestemmia per le dita ghiacciate e per le sue Clark fradice ed inutili in un posto come quello.
Come mai dalla capitale è finito in quel luogo dimenticato da tutti?
Evidentemente ha combinato qualcosa di grosso per meritare un esilio come questo. 
Del resto, stiamo parlando di un poliziotto corrotto (eh sì, non è uno stinco di santo e lo vedremo coinvolto anche in un affare non proprio legale e non certo adeguato alla divisa che porta), che ama la bella vita, ha un temperamento violento, atteggiamenti sarcastici - nel senso più romanesco che ci sia (tanto da essere quasi sempre sgradevole e antipatico), saccente, infedele, maleducato con le donne (se son belle, non riesce a non formulare pensieri sessuali su di loro), cinico con tutto e chiunque... e, come se non bastasse, odia il suo lavoro, che reputa una gran rottura di... 
Però ha talento.
Sa come mettere un tassello dietro l’altro nell’enigma dell’inchiesta, ha una grande abilità nel leggere le persone, comprendendone i caratteri, le motivazioni, le intenzioni, i pensieri nascosti, utilizzando questi dati e queste intuizioni come frammenti utili per comporre un unico puzzle. 

Là dove gli indizi sembrano più labili che mai, dove i testimoni appaiono poco attendibili, lì dove la storia del " qui a Champoluc siamo tutti parenti, amici e cugini" può rivelarsi un'arma a doppio taglio, lì dove ognuno conosce i fatti altrui e il pettegolezzo è all'ordine del giorno - che sia al bar di Mario e Michael piuttosto che nel negozietto dai prezzi stellari, o alla scuola di sci o ancora nel ristorantino che delizia il palato con un risotto al Barolo che ti mette (temporaneamente) in pace col mondo -, ecco che Schiavone sguinzaglia tutto il suo acume, la sua logica di ferro, le sue capacità investigative invidiabili e infallibili che lo portano dritto dritto verso il colpevole.

Ad aiutarlo nelle indagini - che durano pochi giorni - ci sono il medico legale Fumagalli - bravo nel suo mestiere, ironico, si diverte a stuzzicare Schiavone, che lo manda gentilmente a quel paese ogni volta -, e l'agente Italo Pierron - giovane, inesperto ma intelligente, bravo, affidabile, con cui Rocco instaura un buon rapporto di collaborazione; anche l'agente Caterina Rispoli, carina ed efficiente, rientra (stranamente?) nelle simpatie del burbero vicequestore.
Divertenti le interazioni con gli altri due poliziotti, D'Intino e Deruta, assolutamente goffi, imbranati ed incapaci di fare autonomamente e con competenza il proprio lavoro, e per questo oggetto di insulti e urla da parte di Schiavone, che non manca di rimproverarli e sfotterli ad ogni occasione.

Schiavone non è il superiore ideale, con la sua faccia strafottente, burbera e poco aperta al sorriso, i suoi modi ruvidi e zotici, la sua voce rabbiosa, il suo sguardo che sa intimorire; non è l'uomo che vorresti come partner, e lo sa bene la donna che in questo periodo frequenta ad Aosta, la bella Nora, paziente e consapevole che Rocco o lo accetti per quello che è (un amante inaffidabile, incostante, scostante, di umore decisamente variabile) o è meglio che lo lasci perdere.

Eppure, nonostante il suo caratteraccio, da lettrice non ho potuto non fare il tifo per lui; perchè Rocco alla fine è una persona, a modo suo, trasparente, anticonformista, capace di andare contro i luoghi comuni che lo circondano, di racchiudere dentro di sè un mondo che in pochi conoscono ma che è più ricco e sensibile di quanto traspaia all'esterno.

E il lato più umano di Rocco, la parte più fragile, quella capace di sciogliersi in lacrime, di parlare da solo davanti ad uno specchio, di commuoversi, di amare oltre tutto e tutti, c'è e il lettore può osservarla da vicino, seppur in pochi sprazzi, nei dialoghi con lei, la donna della sua vita: la moglie Marina.

Rocco fa il suo lavoro in maniera eccellente ma quando porta a casa un caso chiuso in poco tempo e brillantemente non si sente affatto felice.

"«Mestiere di merda» ringhiò il vicequestore (...). E la solita spiacevole sensazione di colpevolezza calò sui suoi sensi, sul suo corpo stanco e infreddolito. Era sempre così. Ogni volta che chiudeva un caso si sentiva sporco, lurido, bisognoso di una doccia o di un viaggio di un paio di giorni. Come se fosse lui l’assassino. (...) Ma non si può toccare l’orrore senza farne parte. E lui lo sapeva. (...) Doveva sporcarsi. Il fango diventava casa sua. (...) Era la parte più brutta e oscura della sua vita, tornarci era doloroso, faticoso. E tutto questo, le indagini, gli assassini, le falsità lo costringevano a rifarci i conti. A lui, che cercava di lasciarsi alle spalle le cose più brutte che aveva vissuto. Che tentava di dimenticare il male fatto e quello ricevuto. Il sangue, le urla, i morti. Che si ripresentavano dietro le palpebre ogni volta che le chiudeva. (...)  Nella palude Rocco Schiavone era come tutti gli altri. Né più né meno. Nella palude il confine tra bene e male, tra giusto e sbagliato non c’è. E non ci sono neanche le sfumature. O ti ci butti dentro, o ne stai fuori."

Rocco Schiavone non è il commissario..., ohps, il vicequestore! (non chiamatelo commissario che s'inalbera e vi scarica addosso una valanga di parolacce) scanzonato, ironico, solitario e sulle sue ma in fondo buono ed empatico cui ci hanno abituato personaggi memorabili come Poirot, Maigret o anche un Philip Marlowe; no, lui è indisponente e sembra far di tutto (in realtà gli viene proprio spontaneo, non si sforza affatto!) per risultare antipatico, arrogante e bifolco.
Però sa il fatto suo e basta uno sguardo dei suoi, carico di domande - quelle giuste! - e avvertimenti - "non fare il furbo con me chè ti sgamo immediatamente!" - per farti capitolare e confessare.
Perchè uno come lui sa come guardarti dentro, come scavare e arrivare negli angoli buii della tua anima, della tua mente; fiuta da lontano il marcio perchè lui in quel buio e in quel marcio ci vive ogni giorno, lo conosce fin troppo bene ed è lì che vivono i suoi dèmoni, i suoi incubi personali e più intimi, che lo tormentano da tempo e non lo lasciano in pace.

Ma non immaginatevi questo noir di Manzini come qualcosa di cupo, triste, di una malinconia mortale ed opprimente; sì, il protagonista è sicuramente un uomo con un passato difficile e doloroso alle spalle, ha un carattere ombroso e poco socievole, ma sa anche come regalarci momenti molto ironici, che ci fanno sorridere proprio perchè Rocco è così spontaneamente burbero da fare battutacce e osservazioni talmente crude e schiette da risultare, alla fine, buffo, comico.

Aggiungo che nella lettura mi ha "aiutata" molto il poter attribuire un volto (delle facce, dei toni di voce ecc...) ai personaggi, in primis a Schiavone, avendo guardato la serie con protagonista il formidabile Marco Giallini, che incarna perfettamente il vicequestore romano.

Un noir per me impeccabile, piacevolissimo, trama molto intrigante, location suggestiva e ben descritta, protagonista che "spacca" e conquista il lettore.

Mi è venuta voglia di continuare la serie, Rocco già mi manca!

martedì 16 ottobre 2012

PROSSIME USCITE NERI POZZA!! (1)



Ero sul sito della Neri Pozza a cercare informazioni su un libro e sulla sua autrice..., quand'ecco passarmi avanti alcune prossime uscite, di cui però non so la data...!
Ci teniamo aggiornati! ;)

Il peso
Ed. Neri Pozza
Collana Bloom
352 pp
17 euro
USCITA: 25 OTTOBRE 2012
IL PESO
di Liz Moore


«Liz Moore ha creato un cast di disadattati fragili e solitari che vi spezzerà il cuore... e poi lo farà librare in volo. Un romanzo formidabile!» 
Publishers Weekly

«Liz Moore alterna le voci di Arthur e di Kel per tessere una struggente storia di eroica speranza, la storia di due uomini provenienti da famiglie devastate e delle due donne che offrono loro il miracolo della salvezza. Un romanzo bellissimo sui legami che vanno oltre i semplici vincoli di sangue».
O, The Oprah Magazine

«Il romanzo di Moore smuove le coscienze in un'epoca in cui è molto facile chiudere la porta, tirare le tende e nascondersi nell'ombra». 
Colum McCann

«Liz Moore ha scritto un romanzo che vi rimarrà addosso ancora molto tempo 
dopo che l'avrete finito».
Russell Banks




Trama

Arthur Opp è enormemente grasso. Mangia quello che vuole e tutte le volte che vuole.
Come un violoncello imprigionato dentro una custodia, non esce piú di casa.
L'ultima volta che l'ha fatto è stato nel settembre del 2001, quando davanti alla TV si è sentito cosí solo che ha aperto la porta. 
Una volta in strada, ha visto una giovane donna che piangeva stringendo tra le braccia un bambino dall'aria confusa, e allora è stato travolto dal dolore e dalla nostalgia, dalla pietà per sé e per gli altri. A passi pesanti, fermandosi sette volte per riprendere fiato, è rientrato giurando di non mettere piú piede fuori, perché Arthur non ha nessuno da chiamare, nessuno da vedere, nessuno per cui valga la pena uscire.
Da diciotto anni non fa piú il professore, da una decina d'anni non sale ai piani superiori della sua casa. La camera da letto e tutto quello di cui ha bisogno sono al piano terra, nel suo piccolo mondo, e fuori dalla finestra c'è l'unico panorama che gli serve. 
Heft
Per liberarsi dei rifiuti lancia i sacchi della spazzatura sul marciapiede dal primo gradino, a notte fonda, quando fuori è buio. Per mangiare ordina tutto su internet. Anche se pesa piú di duecentoventi chili e gli manca il fiato quando fa piú di sei o sette gradini, Arthur si sente al sicuro tra le mura del suo rifugio, lontano dalle illusioni e dalle disillusioni del mondo, lontano dalla crudeltà e dalle vane speranze della vita di fuori, a occuparsi soltanto dell'unica cosa che gli sta a cuore: il suo rapporto epistolare con una ex allieva, Charlene Turner, benché sappia che è soltanto un tenue filo che può spezzarsi all'improvviso.
Kel è il figlio di Charlene. Ha diciassette anni ed è una giovane promessa del baseball. 
Diversamente da Arthur, Kel esce di casa il piú possibile per non vedere sua madre annegare nell'alcool e nella trascuratezza e, ogni volta, venirne fuori a stento. 
Nell'elegante liceo che frequenta - lui, che viene dai quartieri bassi - tace opportunamente la sua condizione, ma non può scacciare la disperazione dal suo cuore. 
Per non urtare il delicato equilibrio del loro rapporto, Charlene ha sempre nascosto ad Arthur di aver messo al mondo un figlio. 
Quando, però, in una inaspettata e disperata richiesta d'aiuto, Charlene confessa al proprio ex professore l'esistenza di Kel, mette in moto un processo destinato a cambiare per sempre la vita di Arthur e Kel, due esistenze diametralmente opposte, due destini e due generazioni apparentemente inconciliabili, ma accomunati dal profondo, miracoloso amore e desiderio di riscatto di Charlene.

L'autrice.
Liz Moore è una scrittrice e una musicista. Il suo primo romanzo, The Words of Every Song, è apparso nel 2007. Con Il peso, ha ottenuto uno straordinario successo di pubblico e di critica negli Stati Uniti e in Inghilterra. Il suo ultimo album, uscito recentemente, si intitola Backyards. Insegna alla Holy Family University di Philadelphia, dove vive.


sabato 26 aprile 2014

Giunti Y e i due classici intramontabili



Chi mi segue da un po' sa che alla sottoscritta piacciono molto i classici, gli evergreen, ed eccomi qui a segnalarvi due nuovissime edizioni, con una veste grafica molto carina, firmata Giunti Y, economiche a da non perdere per chi ancora non li avesse letti:

Ed. Giunti
352 pp
7 euro
USCITA 30 APRILE
2014
L'INNOCENTE
di Gabriele D'Annunzio

Trama
Pubblicato nel 1892 e subito oggetto di accuse di immoralità, ''L'innocente'' narra la storia di Tullio Hermil, ricco proprietario terriero, colto e raffinato ma perennemente inquieto e dominato da un'irrefrenabile sensualità. 
Sposato con la dolce e remissiva Giuliana, Tullio non può fare a meno di esserle infedele, spingendo infine la moglie tra le braccia di un altro uomo. 
Un episodio che avrà conseguenze fatali sul loro destino...


ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS
di Ugo Foscolo

Ed. Giunti
USCITA 14 MAGGIO
2014
Trama

La vicenda trae origine dal suicidio di Girolamo Ortis, uno studente universitario morto a soli 23 anni. Foscolo mutò il nome di Girolamo in Jacopo, in onore di Jean-Jacques Rousseau. Nel paese natio esiste tuttora la casa del giovane, ristrutturata dagli eredi a seguito del terremoto del Friuli del 6 maggio 1976.
Jacopo Ortis è uno studente universitario veneto di passione repubblicana, il cui nome è nelle liste di proscrizione. 
Dopo aver assistito al sacrificio della sua patria si ritira, triste e inconsolabile, sui colli Euganei, dove vive in solitudine. 
Passa il tempo leggendo Plutarco, scrivendo al suo amico, trattenendosi a volte con il sacerdote curato, con il medico e con altre persone buone. Jacopo conosce il signor T., le figlie Teresa e Isabellina, e Odoardo, che è il promesso sposo di Teresa, e comincia a frequentare la loro casa. 
È questa, per Jacopo, che è sempre tormentato dal pensiero della sua patria schiava e infelice, una delle poche consolazioni....


QUI c'è la mia recensione del libro di Ortis.

mercoledì 9 novembre 2016

Rocco Schiavone arriva in tv. Mercoledì 9 novembre la prima puntata su Raidue



Nel caso a qualcuno fosse sfuggito ^_^: stasera (mercoledì 9) e venerdì 11 novembre alle 21,20 su Raidue, in onda i primi due episodi della nuova serie tv «Rocco Schiavone», tratta dai romanzi di Antonio Manzini, prodotta dalla Cross Productions e Rai Fiction con la regia di Michele Soavi e Marco Giallini nel ruolo del protagonista.





Le prime due puntate da Pista nera e La costola di Adamo.



Un vicequestore nato e cresciuto a Trastevere, che odia lo sci, le montagne, la neve e il freddo viene trasferito ad Aosta. Rocco Schiavone ha combinato qualcosa di grosso per meritare un esilio come questo. È un poliziotto corrotto, ama la bella vita. È violento, sarcastico nel senso più romanesco di esserlo, saccente, infedele, maleducato con le donne, cinico con tutto e chiunque, e odia il suo lavoro. Però ha talento.
Una rilettura della tradizione del giallo all’italiana, capace di coniugare lo sguardo dolente del neorealismo e la risata sfrontata di una commedia di avanspettacolo.



Secondo caso per il controverso vicequestore Rocco Schiavone nella gelida Aosta. Un personaggio fuori dagli schemi: scontroso, irritabile, trasgressivo al limite del lecito, ma con un senso della giustizia tutto suo. Una donna, una moglie che si avvicinava all’autunno della vita, è trovata cadavere dalla domestica. Impiccata al lampadario di una stanza immersa nell’oscurità. Intorno la devastazione di un furto. Ma Rocco non è convinto. E una successione di coincidenze e divergenze, così come l’ambiguità di tanti personaggi, trasformano a poco a poco il quadro di una rapina in una nebbia di misteri umani, ambientali, criminali.

giovedì 14 giugno 2012

USCITE STRANIERE DEL 14 GIUGNO




Stamattina sono in vena di girare siti e blog stranieri alla ricerca di qualche romance fantasy interessante non ancora pubblicato!!!
Ad esempio, oggi fanno il loro ingresso negli USA, tra i tanti, questi tre romanzi le cui cover mi hanno colpito da subito!!

KEEPING THE CASTLE
di Patrice Kindl

copertina del libro di mantenere il Castello di Patrice Kindl
Publisher: Viking Juvenile
272 pp
14 giugno 2012
Trama tradotta da me

Althea ha solo 17 anni ma è l'unica a poter sostenere la propria famiglia; c'è quindi bisogno di fare un bel matrimonio... Ma purtroppo scarseggiano i corteggiatori e i pretendenti nel paesino dello Yorkshire, Lesser Hoo. Fino a quando non giunge Lord Boring, giovane, attraente e... ricco!! Althea inizia il suo piano per attirarlo, ma l'amico del rampollo,  Mr Fredericks, metterà i bastoni tra le ruote con i suoi piani...






MY LIFE IN BLACK AND WHITE
di Natasha Friend

book cover of 

My Life in Black and White 

by

Natasha Friend
Viking Juvenile
304 pp
14 giugno 2012
Trama tradotta da me

Lexi ha perso una cosa fondamentale: il suo bel viso, il suo aspetto fisico che fino ad ora aveva attirato l'attenzione di amici, fidanzato e di un talent scout. Ma dopo un incidente, non le restano che delle cicatrici, con le quali dovrà imparare a convivere.
Non solo, ma a questo si aggiunge ciò che ha visto accadere tra il fidanzato e la sua migliore amica...
Ma Lexi, grazie alle persona giuste accanto a lei, riuscirà a superare il trauma e a capire che lei è molto di più di un bel viso!





THE FOREVER MARRIAGE
di Anne Bauer

copertina del libro di The Marriage Forever di Ann Bauer
Overlook Hardcover
320 pp
14 giugno 2012
Trama - tradotta da me -

Questa è la storia di una vedova infedele che si rende conto di quanto il proprio matrimonio fosse importante solo dopo aver perso  il marito.
E' la storia di Carmen, che ha perso il marito Jobe, più volte tradito durante il loro matrimonio; adesso che è vedova e che deve consolare i tre figli, dopo un ultimo appuntamento con il più recente degli amanti, Carmen passa in rassegna la propria vita: moglie privilegiata, vedova infedele, madre di un bambino down...
The forever marriage ci mostra cosa il cuore di una donna che si interroga su come sarebbe potuto essere il proprio matrimonio col marito defunto; una donna che riflette sul proprio passato imperfetto.

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