sabato 8 febbraio 2014

Recensione:UN USO QUALUNQUE DI TE di Sara Rattaro



Ieri mi è giunto e oggi ve ne parlo:

UN USO QUALUNQUE DI TE
di Sara Rattaro


Ed. Giunti
2012
È quasi l’alba di un giorno di primavera e Viola, madre e moglie inquieta e distratta, riceve una telefonata.
È il marito che le dice di correre subito in ospedale.
Ma Viola non è nel suo letto.
Comincia a rivestirsi in fretta e, tra un reggicalze che non si chiude e le décolleté lasciate chissà dove, cerca di richiamare Carlo per sapere in quale ospedale andare e che cosa sia successo. E quando giunge dove avrebbe dovuto essere da ore, Viola ci racconta, senza prendere mai fiato, una vita fatta di menzogne, passione, tradimenti, amore, sensi di colpa e rimpianti.
Ma adesso non è possibile mentire, il terrore e la verità la aspettano in quella stanza d’ospedale dove le sue bugie non la potranno più aiutare.
Una storia che esplode nella testa e nel cuore. Un'emozionante confessione femminile.




.

Di questa Autrice ho letto già "Non volare via" (RECENSIONE) e ne avevo apprezzato lo stile delicato, introspettivo, la capacità di farti entrare nella storia attraverso il personaggio principale, di fartelo sentire nel profondo, abbracciandone pregi, difetti, fragilità e punti di forza, contraddizioni, emozioni.
Tutti aspetti che ho ritrovato in quest'altro romanzo appena terminato.

Rispetto a "Non volare via", dove il lettore segue le vicende attraverso gli occhi di un protagonista maschile (Alberto), in "Un uso qualunque di te" la narrazione è affidata ad una donna, Viola.
Viola è una donna che è moglie e mamma; moglie di Carlo e mamma di un'adolescente, Luce.
Viola è una donna che ci appare subito, dalle prime righe, come una persona fragile, insicura, in un certo senso instabile (come è semplice trovare degli aggettivi per etichettare un personaggio, eh...?), non totalmente soddisfatta della propria vita.
A parte il lavoro (è socia di un'amica pittrice, l'amica di sempre, quella d'infanzia, Angela, e con lei ha aperto
una galleria d'arte), per il resto non c'è molto altro che la renda davvero felice e appagata...

Come mai? Forse non va d'accordo col marito? Magari la figlia, in piena età adolescenziale, crea un sacco di problemi e pensieri?

Forse, se la risposta fosse sì, l'insoddisfazione di Viola - e la sua conseguente ricerca continua e disordinata di "altre fonti di piacere e svago" extraconiugali - sarebbe meno colpevole, più giustificabile?

Non so, è una valutazione personale ma sappiate che il matrimonio di Viola è praticamente... perfetto!!
Carlo è il marito ideale e non sono esagerata: premuroso, comprensivo, da sempre innamoratissimo della moglie, così diversa da lui. Carlo è il punto di riferimento di Viola, che è consapevole di essere sempre come su un filo sospeso in aria, sul quale lei cerca di avanzare restando in equilibrio con la certezza che, se mai dovesse cadere, ci saranno le braccia di suo marito ad afferrarla.
Carlo è fonte di sicurezza per Viola, lei sa di poter contare su di lui.

Ma allora qua è il problema?
Qual è il malessere che la tormenta?

Tormentata: Viola ci appare un'anima un po' in pena, con la mente rivolta al passato, a ciò che "sarebbe successo se...", non del tutto capace di apprezzare fino in fondo tutto l'amore e la protezione datale da un marito la cui "perfezione" la spaventa, la fa sentire piccola, inadeguata (sensazione aumentata dalla presenza ingombrante di una suocera che le ha sempre fatto pesare la convinzione che Viola fosse indegna di un brav'uomo come suo figlio Carlo), quasi di troppo, soprattutto in riferimento al rapporto con Luce.

Viola assiste, da spettatrice triste e impotente, alla crescita e al rafforzamento del legame tra padre e figlia, che non hanno occhi che l'uno per l'altra; lei, la mamma e la moglie, teme quasi di non aver nulla da condividere e spartire con quei due, che pure le vogliono bene ma che la escludono - in modo naturale, inevitabile, senza cattiveria - da quel rapporto esclusivo, privilegiato, come se Viola fosse "un di più", un abbellimento carino ma poco utile, in realtà.
E Viola soffre questa situazione: lei vorrebbe essere la roccia, il punto di riferimento per la sua Luce, ma sente che per sua figlia è meglio così: il padre è davvero il modello da seguire, così sicuro, colto, paziente, premuroso ed apprensivo al punto giusto....
Lei, Viola, che c'entra?

Il modo di risolvere questa insofferenza, da parte della nostra protagonista, finisce per dar vita ad una sorta di... "alienazione" dal guscio familiare, cercando - come dicevo - svago e distrazione "fuori casa".

Ma tutto questo che vi sto dicendo non ha senso se non vi dico una cosa importante, che poi è l'incipit del libro: Viola ha passato la notte con un altro uomo, quando riceve la telefonata allarmante del marito, che la prega di raggiungerlo in ospedale: la loro bambina, Luce, rischia la vita...

Questa tragedia farà scatenare una serie di flashback, che ci porteranno nel passato di Viola, dandoci un quadro più chiaro delle sue fragilità,  dei suoi tanti errori, dei suoi tentativi di rimediarvi, di ammantarli con soluzioni inevitabili, che però a lungo andare finiscono per soffocarla invece di proteggerla...
Tentativi che, proprio in quella terribile mattina in cui apprende dello stato di salute di Luce, si riveleranno per quello che sono: fallimentari e che, una volta scoperti, porteranno tanto dolore, amarezza, delusione, disperazione, rimorso.
Quei rimorsi che fino a quel momento Viola aveva cercato di soffocare, allontanare pur sapendo che non possono essere lavati ed eliminati semplicemente cancellando un numero di telefono o facendosi una doccia o dicendosi una bugia.

In una situazione già dolorosa e difficile, Viola e Carlo dovranno affrontare il peso di verità (anzi, menzogne, segreti) fino a quel momento ben nascosti sotto il velo di un matrimonio apparentemente perfetto, ma che in realtà covava le ceneri dei tradimenti, dei silenzi, di desideri non soddisfatti; verità che si riveleranno molto dure e difficili da accettare, che scardineranno il castello di sicurezze, amore e calore nel quale Viola si era sempre rifugiata.... Un castello che rischia di crollare e di ucciderla, di lasciarla sola, con la sola speranza di ricevere perdono, comprensione.

Ma quando la vita ci mette davanti ad eventi inaspettati, in cui domina la disperazione, succede che in noi scatti, prepotente, il desiderio di provare a risolvere il problema (che, in un certo senso, noi stessi abbiamo provocato) con la soluzione estrema, quella più assurda, irrazionale; l'unica che resta per espiare i propri errori e dimostrare una volta per tutte la propria grande capacità di amare, di mettere da parte se stessi per sacrificarci per coloro che amiamo.
E Viola, a dispetto del disordine emotivo che l'ha sempre caratterizzata, abbraccerà proprio questa scelta, perchè una mamma disperata è capace di fare l'inimmaginabile per la propria figlia, per la propria Luce.

Un romanzo breve, che ho letto in poche ore ma non per la quantità di pagine, bensì perchè non riuscivo a staccarmene.
Viola è un personaggio affascinante proprio per la sua complessità, per le sue incoerenze, per le sue scelte (molte delle quali non ho condiviso, come donna), le sue paure, i suoi meccanismi di difesa; in lei c'è come una parte oscura, non facilmente definibile, che tende ad agire d'impulso, senza riflettere a dovere, spesso egoista..; è forse un lato presente in ognuno di noi, perchè non credo ci sia al mondo una sola persona che non nasconda in sè dei rimorsi, dei segreti, dei rimpianti....
Eppure, Viola non è solo quello: è anche una donna capace di amare e di farlo con tutta se stessa, quando tutto il peso e le responsabilità sono sulle sue piccole spalle.

Come ho già detto, adoro lo stile dell'Autrice, la sua capacità di presentarci, con realismo e sensibilità, i personaggi nella loro complessità, in tutte le loro sfaccettature interiori, mettendoli a nudo, senza veli e senza giudizi, facendoceli amare, anche quando sbagliano.

Consigliato!


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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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