mercoledì 18 aprile 2018

Recensione: C'ERA UNA NOTTE A BERLINO di Alessandro Gnani



Una giovane donna in fuga da qualcosa e da qualcuno; in fuga da un dolore, e per lasciarselo alle spalle non c'è altra via che attraversare la notte: la sua ultima notte a Berlino,in cui si ritrova a sfilare in mezzo a persone sconosciute ma in grado di rendere, a modo loro, questa notte fredda, indimenticabile.


C'ERA UNA NOTTE A BERLINO
di Alessandro Gnani



Ed. Leucotea
172 pp
15,90 euro
"La notte è formidabile per pescare nei ricordi. Sembra proteggermi, come un’alcova. Le divagazioni mentali notturne sono quanto di più estatico la notte conceda allo spirito umano. Di un po’, hai mai visto Berlino di notte?»

Silvana, detta Sally, è a Berlino ma è intenzionata a lasciare la città per tornare in Italia.
Sally è uscita in strada, nonostante il freddo di una notte d'inverno, senza badare al proprio abbigliamento, certamente poco consono alle basse temperature; ma non se ne preoccupa, come non le importa di ciò che la gente può pensare di lei.
A lei interessa solo andare a prendere il treno per fuggire via da lì, da quel posto con cui non ha nulla da spartire.
Da cosa o da chi sta scappando?

Non ci viene detto subito, anche perchè prima di arrivare in stazione, Sally prende l'autobus, sola, infreddolita, per recarsi in ospedale...

In questo tragitto, prima sull'autobus, sulla metro, in ospedale e poi in taxi e ancora in stazione,  Sally incrocia, per qualche istante, altre persone, altre storie, altre vite interrotte e fragili come o più della sua, che non potranno non restarle impresse nella memoria.

C'è chi fa sentire Sally "accolta", perché abbatte il muro di diffidenza da lei innalzato mostrandosi chiacchierone e gentile, riuscendo a farla sorridere, o perché, seppur con esuberanza e un pizzico di teatralità ed euforia, si mostra inaspettatamente accogliente verso quella donna coi tacchi e il rossetto che gli siede di fronte, muta e sulle sue.

La notte berlinese è generosa di sguardi, parole incontri, e all'appello non manca chi, ancora molto giovane, mostra di essere cresciuto troppo in fretta a causa di una vita che finora non ha elargito molti sorrisi, o ancora chi nasconde desideri strani, oscuri quasi, o chi con la saggezza degli anni, propria di colui che ha visto e vissuto non solo tanti giorni ma anche tante notti, sa cosa dire per aiutare la nostra fuggitiva a dare un senso a tutto.

Mai notte sembra così lunga a Sally ed essa somiglia un po' a quelle notti insonni in cui vorresti lasciarti andare a un riposo ristoratore ed invece ti ritrovi a girarti e rigirarti nel letto, senza requie, tormentato da pensieri che vorresti scacciare ma che si affacciano puntuali, pronti a levarti il sonno; i minuti, le ore... passano e intanto le scorrono davanti agli occhi non solo immagini della propria vita e di ciò che è decisa a buttarsi alle spalle, ma soprattutto dei personaggi che destano in lei svariate emozioni; alcuni la rattristano e la stupiscono al contempo perchè vede in loro graffi ingiusti che segnano la pelle ma che non hanno tolto la grinta di affrontare le difficoltà a muso duro, altri la irritano, altri ancora la commuovono per quella meravigliosa fierezza nell'andare incontro al dolore, e l'ultimo incontro le donerà finalmente il sorriso di chi forse, prima che giunga l'alba, sta cominciando ad imparare "...a fare, di un attimo, l’intera sua esistenza" senza scervellarsi troppo sul domani.

«Non voglio sapere perché lei sia qui all’ora presente. Non mi importa, poiché so che a quest’ora ha già inteso cosa significhi assaporare davvero la notte.»«Non lo so.»«Certo che lo sa. È dentro di lei anche se non vuole vederlo. Ma balenerà, non si preoccupi. E non dovrà nemmeno impegnarsi.»

Durante la lettura, il racconto della notte gelida di Sally a Berlino è interrotto sia da una narrazione in prima persona (è un giovane giornalista a parlarci di sè e della sua mamma, una donna caparbia, forte, riservata e imperturbabile), sia da flashback in cui conosciamo le ragioni che l'hanno portata in Germania, i suoi studi in Giurisprudenza, e ci facciamo bene un'idea di quale sia la sua personalità: Sally è una ragazza fiera, esuberante, bellissima, consapevole della propria intelligenza e della propria libertà di agire senza doversi sentire condizionata da pregiudizi di sorta, in particolare da quelli di stampo maschilista; basti pensare che il suo caratterino agguerrito, orgoglioso, emerge anche (e non solo) durante la seduta di laurea, al cospetto di un docente della commissione d'esame, davanti al quale non esita a sostenere con convinzione e impeto le proprie idee circa il delicato argomento trattato nella tesi.

Quello di Sally è un viaggio particolare, destinato a durare non oltre l’alba del giorno dopo, e quando tutto sarà finito, ciò che le resterà saranno i personaggi incontrati, che casualmente hanno intrecciato alcuni istanti della propria esistenza a quella di Sally, e dentro di lei resteranno per sempre.

"Si sentì vuota. Pensò a cosa avrebbe fatto all’alba del domani. Non aveva alcuna risposta. Ma cercò di convincersi che non era ancora il tempo. No. Doveva concentrarsi sul presente. (...) Guardò in alto. Il cielo sopra Berlino non poteva far altro che intravederlo, lassù oltre la vetrata. Le sembrò cupo e carico. Però non nevicava più. Tolse lo sguardo e pensò a tutte le persone incontrate quella notte. Senza mai averne visti, le parvero acrobati."

Esseri umani dalle esistenze rotte come e forse più della sua: un barbone, un medico, una spia, adolescenti in fuga, anziani tassiste dall'animo buono, mamme addolorate eppure forti e amorevoli, una giovane che l'amore rende pronta a combattere contro il mondo pur di essere libera e felice.

"C'era una volta a Berlino" è stata una piacevolissima sorpresa; mi ha convinto per la scrittura profonda dell'Autore, il suo saper mettere a nudo l'anima complessa e fragile della protagonista, la scelta dei personaggi che le gravitano attorno e che danno vita ad una galleria umana affascinante, variegata e toccante, l'ombra scura di un'azione deplorevole che si allunga senza però riuscire a spezzare la voglia e la determinazione di chi decide di guardare ad un nuovo inizio.

Perchè non c'è notte, per quanto appaia la più buia, la più malinconica, la più gelida... mai vissuta, cui non segua una nuova alba, e ad aiutare Sally ad attraversarla, a "salvarla" dalla propria oscurità personale, appaiono, come dal nulla, degli sconosciuti, ognuno con il proprio angolo di buio che si tiene dentro, ed essi ci appaiono un po' come le stelle che si notano e si apprezzano di più proprio quanto il cielo notturno è nero come la pece.

Mi è piaciuto molto, per la protagonista - forte e fragile insieme -, per i personaggi che fanno la loro comparsa lasciando il segno, per l'umanità che da essi, e dalle loro storie, traspare e arriva dritta al lettore.



martedì 17 aprile 2018

Novità Noir/Giallo - goWare Ed./Frilli Editore




Carissimi, inizio questa nuova giornata segnalandovi alcune recenti pubblicazioni giallo/noir targate goWare Edizioni e Fratelli Frilli Editore.


ULTIMO TANGO A MILANO
di Ippolito Edmondo Ferrario


Frilli Editore
12.90 euro
208 pp
Gunther Sander e' un personaggio nuovo e originale creato da un abile scrittore nonchè ottimo conoscitore della Milano anni '80 e della storia dei mercenari in Congo negli anni '60. Il risultato è un avvincente romanzo con protagonisti un tedesco e un francese che si muovono in un'indagine meneghina dai molteplici aspetti alternando momenti di toccante introspezione ad altri decisamente più ironici e leggeri.

N.B.: L'autore donerà l'intero ammontare dei propri diritti d'autore derivanti dalla vendita di questo libro alla Fondazione de Marchi di Milano che da sempre è schierata in prima linea nell'assistenza ai bambini e alle loro famiglie.

Milano, 1984. Gunther Sander, ex mercenario che ha combattuto negli anni Sessanta in Congo con altri volontari europei, da alcuni anni gestisce uno dei più frequentati night club della città, il Bodega di via Amedei. La morte di suo figlio, il piccolo Florian, avvenuta anni prima in Francia, ha cambiato per sempre la sua vita.
Malinconico e introverso, Gunther sopravvive giorno dopo giorno, sforzandosi di adeguarsi al presente e ad una parvenza di normalità. 
Tutto sembra non avere più un senso per lui, mentre i giorni scivolano lenti e uguali, dividendosi tra la vita notturna al locale e cercando conforto in una relazione con una donna sposata. L’improvviso ritorno di un suo ex commilitone, Albert, ed una tragica storia di droga con protagonisti due ragazzi poco più che ventenni, costringeranno Gunther ad abbandonare la routine per intraprendere una serrata indagine nel mondo della Milano da bere.
L'autore.
Ippolito Edmondo Ferrario, milanese, classe 1976, è autore di numerosi saggi e romanzi editi da Ugo Mursia Editore, Fratelli Frilli Editori, Alberto Castelvecchi Editore, Newton Compton Editori. Tra le sue pubblicazioni più recenti: Milano Esoterica (con Gianluca Padovan, Newton Compton Editori, 2015), Milano Sotterranea (con Gianluca Padovan, Newton Compton Editori, 2013). Sui conflitti del dopoguerra ha pubblicato: Mercenari. Gli italiani in Congo 1960 (Ugo Mursia Editore, 2009), Legionario in Algeria 1957-1962 (di Sebastiano Veneziano, a cura di I.E Ferrario, Ugo Mursia Editore, 2010), Un parà in Congo e Yemen 1965-1969 (con Robert Muller, Ugo Mursia Editore, 2016), Mercenario. Dal Congo alle Seychelles. La vera storia di “Chifambausiku” Tullio Moneta (con G. Rapanelli, Lo Scarabeo Editore, 2013). 


IL VENDITORE DI BIBITE
di Achille Maccapani



Frilli Editore
12.90 euro
Ponente estremo della Liguria, da moltissimi anni una fetta di terra strategica per infiltrazioni malavitose.
Il primo caso del capitano dei carabinieri Roberto Martielli di Imperia farà luce su una drammatica realtà. Un giallo di denuncia tra reportage e finzione.

«Adesso tutto va nel solco della nostra verità, guarda le pagine dei giornali, le televisioni. Ma col tempo diranno il tutto e il contrario di tutto. Eppure i risultati delle nostre indagini saranno tanto forti da resistere ai processi che ne conseguiranno. Quella di indagare era la missione che i miei superiori mi hanno dato. E che continuerò a svolgere fino in fondo.» 

Uscito dal coma dopo un attentato nelle campagne della piana di Gioia Tauro, il capitano dei carabinieri Roberto Martielli viene trasferito a Imperia.
Assieme alla sua compagna, il sostituto procuratore antimafia Viviana Croce, il comandante del nucleo investigativo inizia una lunga indagine. 
In questo modo ricostruirà il funzionamento di un sodalizio criminale con base a Ventimiglia che gestisce un fiorente commercio legato all’usura, alla prostituzione e alla droga, in un clima di calma apparente, nel territorio costiero ai confini con la Costa Azzurra. 
Con una lunga serie di colpi di scena, il capitano Martielli si troverà, solo contro tutti, a dover sconfiggere una lunga rete di connivenze.

L'autore.
Achille Maccapani (Rho, 1964) ha pubblicato saggi di storia locale, manuali di diritto della pubblica amministrazione e i romanzi Taci, e suona la chitarra – Milano rock Ottanta (Fratelli Frilli Editori, 2005 - XXII Premio Città di Cava de’ Tirreni), Delitto all’Aquila nera (Zona, 2007), Confessioni di un evirato cantore (Fratelli Frilli Editori, 2009 – fiorino d’argento del Premio Firenze) e Bacchetta in levare (Marco Valerio, 2010). Dopo la prima apparizione nell’antologia Una finestra sul noir (Fratelli Frilli Editori, 2017), dedicata all’editore Marco Frilli, questa è la prima indagine dell’ufficiale dei carabinieri Roberto Martielli e del magistrato Viviana Croce.


Per gli amanti del giallo classico che amano scovare tra le righe i più insospettabili indizi. La giovane penna di Andrea Ripamonti vi trascinerà sulle rive dell’isola di Pantelleria, teatro di un orribile omicidio, con il suo giallo d'esordio Morte nel dammuso.


MORTE NEL DAMMUSO
di Andrea Ripamonti



goWare Ed.
138 pp
10.90 euro
Un commissario inesperto e una poetessa in vacanza sono la strana coppia che tenterà di districare i nodi di questo complicato caso.

Corina Montescu, poetessa romena, è in cerca di ispirazione sull’isola di Pantelleria quando si ritrova coinvolta, suo malgrado, nell’omicidio di una giovane donna, il cui corpo senza vita viene ritrovato in uno dei dammusi del villaggio, le tipiche abitazioni pantesche.

A fianco del maresciallo Lombardo, carabiniere poco esperto, indaga per scoprire chi ha compiuto il delitto e perché, quando la morte incombe di nuovo.
Il primo indizio? Non distrarsi mai. La verità è nei dettagli.

L'AUTORE
Andrea Ripamonti è un giovane lombardo di 24 anni. Studente universitario appassionato da sempre di lingue straniere, alcune delle quali apprese esclusivamente da autodidatta. Ha iniziato ad interessarsi al mondo della poesia in età adolescenziale. Scrive testi propri e apprezza le opere di vari autori italiani e stranieri, in particolare Eugenio Montale e Mihai Eminescu. Morte nel dammuso rappresenta il suo esordio narrativo
.



lunedì 16 aprile 2018

Libri a tema - la tragedia del Titanic



Nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912 il tristemente celebre transatlantico Titanic, in seguito alla collisione con un iceberg, affondò nelle acque gelide dell’Atlantico; morirono 1522 persone.
Durante l’incidente i passeggeri che riuscirono a trovare posto nelle scialuppe furono circa 700 (6 sopravvissuti furono ripescati in mare, tutti gli altri morirono affogati o congelati nell'Oceano).

Sono trascorsi 106 anni ma il triste e drammatico fascino che questa tragedia esercita, commuovendo tantissime persone, non è invece mai affondato.
In questo post volevo solo segnalare alcuni libri - saggi e romanzi - che trattano l'argomento o ad esso si ispirano, e che magari potrebbero incuriosire in particolare quanti tra voi nutrono interesse per questo fatto di cronaca del passato di cui si parla tantissimo ancora oggi.


Iniziamo dai saggi; ce ne sono un'infinità, la mia selezione è ovviamente davvero esigua e segue un criterio di gusto personale:


TITANIC: LA VERA STORIA 
di Walter Lord 


Garzanti
trad. C. Verga
2012
LINK
 Quello di Walter Lord è il resoconto più fedele e toccante del disastro del secolo. 
A "Titanic. La vera storia" fanno infatti riferimento tutti i film e gli spettacoli che rievocano la notte del 14 aprile 1912, e le nove interminabili ore trascorse tra l'urto contro l'iceberg, alle 23,40, e le 8,50 della mattina, quando il transatlantico si inabissò per sempre. Quella tragedia continua a commuovere il mondo intero: delle 2207 persone a bordo di quella nave "inaffondabile", se ne salvarono solo 705. 
Intervistando i superstiti con la spregiudicatezza e lo scrupolo del grande giornalista, ricostruendo i fatti con la precisione dello storico, Lord racconta in presa diretta l'affondamento del "Titanic". 
Illustra i risvolti tecnici, chiarisce dubbi e misteri; e soprattutto dà la parola a chi ha vissuto quell'evento in prima persona.




I SEGRETI DELLA MALEDIZIONE DEL TITANIC
di Massimo Polidoro  


Ed. Piemme
2012
e-book
Misteriose visioni, terrificanti presentimenti, funesti presagi. Furono alcune dozzine le persone che ebbero la premonizione che qualcosa di drammatico sarebbe accaduto nel corso del viaggio inaugurale del Titanic. 
E cosa dire del racconto di Morgan Robertson, pubblicato ben quattordici anni prima del naufragio del Titanic e incentrato sull'affondamento di un transatlantico, il Titan, scontratosi con un iceberg? 
Massimo Polidoro passa in rassegna i resoconti più noti e sorprendenti a favore dell'ipotesi di una precognizione inconscia collettiva del disastro navale più celebre della Storia e ricorda i molti segni atti a provare l'esistenza di una maledizione sul Titanic. 




LE LUCI DEL TITANIC
di Hugh Brewster



Ed. Piemme
trad. Rosaschino L.
2012
e-book
Molti dei passeggeri scesi dal treno in arrivo da Parigi quel 10 aprile 1912 non erano della categoria a cui si poteva dire semplicemente: il Titanic è in ritardo, scusate tanto. 
L'attesa andava bene per i viaggiatori di terza classe, emigranti bulgari, croati, italiani, anche libanesi, arrivati a piedi da chissà dove. Ora più ora meno, per loro nulla cambiava, e infatti di loro nessuno si preoccupava. Gente come il miliardario John Talbot IV o il famoso artista Frank Millet, invece, non amava gli intoppi. Avevano affari da seguire, appuntamenti importanti dall'altra parte dell'oceano. Ma adesso erano tutti lì, sulla banchina, insieme ad amanti impazienti di specchiarsi negli ori della nave più bella mai vista fino ad allora, o a genitori in lutto che tornavano in patria: destini sospesi sull'orlo di un'Europa ancora innocente. Intrecciando i fili che da molte destinazioni avevano portato il fior fiore del bel mondo a scalpitare per il ritardo della nave che li avrebbe consegnati a un destino non previsto nelle loro dorate scie, questa emozionante ricostruzione del fatale viaggio del Titanic ci consegna un resoconto corale che fa palpitare raccontando l'intreccio di esistenze di colpo fatte a pezzi dalla tragedia, tra "sommersi" e "salvati".


ROMANZI:

LA RICAMATRICE DI SEGRETI
di Kate Alcott 


Ed. Tre60
trad. R. Zuppet
LINK
Oceano Atlantico, 14 aprile 1912. È stata una bugia il biglietto che ha permesso a Tess di salire sulla nave più lussuosa del mondo, diretta in America: stanca di passare le giornate a cucire per pochi spiccioli e dotata di uno straordinario talento come ricamatrice, la ragazza ha trovato il coraggio di avvicinare Lady Lucile Duff Gordon e, mentendo sulla propria identità e sul proprio passato, ha convinto la celebre stilista ad assumerla come cameriera personale. 
Adesso, davanti a lei, si apre un mondo che sembra uscito da una fiaba: saloni maestosi, tavole imbandite, cabine sfarzose e, soprattutto, sontuosi abiti di velluto cangiante, pizzi raffinati, sete pregiate... 
Eppure, in quei pochi giorni di viaggio, non sono soltanto la magnificenza e la ricchezza a stupire Tess; ben più sconvolgenti, infatti, sono gli sguardi e le parole di Jim, l'umile mozzo che ha fatto breccia nel suo cuore. 
Proprio come, di lì a poco, un iceberg farà breccia nell'"inaffondabile" Titanic... 

New York, 18 aprile 1912. Giunti negli Stati Uniti, i sopravvissuti al naufragio del Titanic vengono accolti come eroi. 
Presto, però, l'ombra del sospetto oscura proprio la stella di Lady Duff Gordon, accusata da un giornale scandalistico di aver corrotto gli ufficiali di bordo pur di salire su una delle poche scialuppe di salvataggio. 
E, quando scoprirà chi è la fonte di quella notizia, Tess sarà costretta a una scelta drammatica... 



NESSUN AMORE PIU GRANDE 
di Danielle Steel 



Ed. Sperling&Kupfer
trad. M.G. Griffini
LINK
 Edwina, la primogenita della numerosa famiglia Winfield, perde i genitori nel naufragio del Titanic. 
Travolta dal dolore, trova una ragione di vita nella dedizione ai fratelli e all'azienda paterna. 
Circondati dal suo affetto, i ragazzi crescono, imboccando strade diverse. 
Quando anche i più piccoli si staccano dal rifugio della sua ala protettiva, finalmente Edwina, dopo dodici anni di silenziosi sacrifici, riuscirà a liberarsi dai fantasmi del passato e ad aprirsi a un amore e a un'esistenza nuovi.






DOWNTON ABBEY. Sceneggiatura Prima stagione
di Julian Fellowes 


Ed. Neri Pozza
LINK
È il 15 aprile 1912 quando il Titanic affonda e più di 1500 persone perdono la vita. 
La notizia della tragedia fa il giro del mondo. Quando arriva tra le verdi campagne dello Yorkshire, in Inghilterra, nella tenuta di Downton Abbey, il conte e la contessa di Grantham appaiono più sconvolti e turbati di chiunque altro. 
Lo stesso destino che non ha concesso loro un figlio maschio, ma soltanto tre femmine, Mary, Edith e Sybil, gli ha appena strappato anche il legittimo erede della loro proprietà, Patrick Crawley, morto a bordo del transatlantico. 
Ora il nuovo beneficiario è Matthew, cugino di terzo grado della famiglia, un uomo "inopportuno", "scandaloso", che, in spregio a ogni nobile tradizione e costume, lavora per vivere.




LA CASA DI VELLUTO E CRISTALLO 
di Katherine Howe 



Ed. Salani

14 aprile 1912. Ellen Allston e sua figlia Eulah si godono i fasti dell'alta società in una sfarzosa sala da ballo del Titanic, ignare della tragedia che travolgerà i loro destini. 

Boston, tre anni dopo. Sibyl Allston partecipa alle sedute spiritiche tenute in casa di una veggente nel disperato tentativo di contattare la madre e la sorella scomparse. 
Rimasta l'unica donna in famiglia, ormai 'troppo vecchia per sposarsi', Sibyl indossa con riluttanza i panni di un'impeccabile padrona di casa, rassegnata a fare ciò che tutti si aspettano da lei. 
Mentre l'amicizia per il suo amico Ben si trasforma lentamente in qualcosa di diverso, in una fumeria di Chinatown Sibyl interroga una sfera divinatoria e vede cose sconvolgenti e misteriose. La poppa di una nave nella sfera di cristallo è il confine tra passato e futuro, tra sogno e realtà. 
Esplorando le sue nuove, inquietanti facoltà Sibyl inizia un viaggio in cerca di se stessa che la porta, sulle tracce della storia familiare, a imbattersi in un segreto da lungo tempo custodito... 
Una storia di amore e mistero, intrigo e occulto in un'accurata ricostruzione della società americana agli inizi del Novecento. Una donna tenera e sorprendente, tenace e indomabile. Una battaglia tra fato e libertà, nel disperato tentativo di trovare la strada giusta per vivere la propria vita...

domenica 15 aprile 2018

Il 15 aprile 1843 nasceva Henry James



Henry James è stato uno scrittore statunitense naturalizzato inglese (New York 1843 - Londra 1916) la cui opera non ha ottenuto molti riconoscimenti in vita; solo dopo la sua morte si è ritagliato il proprio posto tra gli scrittori più significativi del realismo del diciannovesimo secolo.

Henry nacque in una famiglia benestante e istruita a New York il 15 aprile 1843; era figlio del filosofo
Henry James Sr. e fratello minore di William, lo psicologo iniziatore del pragmatismo.

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Henry ha viaggiato molto sin da giovane, tra l’America e l’Europa e questo gli ha consentito una notevole apertura mentale che inevitabilmente si è riversata nel suo lavoro letterario.
Nel 1915 decide di stabilirsi in Inghilterra e anche le sue opere letterarie si focalizzarono su argomenti e soggetti tipicamente britannici.

All'età di 19 anni, Henry frequentò la Harvard Law School per un breve periodo di tempo prima di smettere di studiare letteratura. L’iniziale aspirazione di Henry era diventare un drammaturgo ed infatti dedicò gran parte della sua carriera letteraria alla scrittura di opere teatrali; c’è da dire che queste sue opere non raggiunsero mai il successo dei suoi romanzi e alla fine smise di scrivere per il teatro e trasformò persino alcune delle sue opere in romanzi.

Diversi scrittori hanno influenzato le opere di Henry James, tra cui Honoré de Balzac, Nathaniel Hawthorne,
Henrik Ibsen, Ivan Turgenev e George Eliot.

James ha al suo attivo 22 romanzi, oltre cento racconti, opere autobiografiche, diverse opere teatrali e saggi critici.
Tra le sue opere più famose ricordiamo “Ritratto di signora”, “Daisy Miller”. “Giro di vite” (recensione).
I racconti e i romanzi di Henry sono fortemente influenzati dalla storia e dalla cultura europea e nei suoi scritti è evidente tutto il suo interesse per l'alta classe europea e le sue tradizioni.

Era un uomo che viveva senza avere grossi rimpianti. In una lettera del 1913 destinata al collega romanziere Hugh Walpole, James scrisse "Dobbiamo sapere, per quanto possibile, nella nostra bellissima arte. . . di cosa stiamo parlando - e l'unico modo per saperlo è di aver vissuto e amato e maledetto e travolto e goduto e sofferto.” 
Non rimpiangeva quindi neppure uno degli “eccessi” nei quali poteva essere caduto in gioventù, anzi, tutt’al più gli dispiaceva di non aver saputo cogliere certe occasioni e possibilità che la vita gli ha offerto.

Pare fosse dislessico; James aveva un modo di scrivere caratterizzato da lunghe frasi e digressioni, ricche di aggettivi e frasi subordinate; in gioventù le sue opere avevano uno stile semplice e si pensa che la sua evoluzione verso una scrittura sempre più raffinata e ricercata fosse da attribuire appunto alla presunta dislessia di James, che cercava di nasconderla parlando lentamente, in modo sofisticato; dal momento in cui iniziò a dettare le proprie opere a una segretaria, è possibile che la sua parlantina elaborata abbia sostituito la scrittura semplice.

Non si è mai sposato e non si sa molto neanche di eventuali sue relazioni sentimentali; secondo i critici era omosessuale, il che è desunto anche da taluni commenti fatti su di lui da scrittori suoi contemporanei; ad es., William Faulkner lo definiva "la più gentile anziana signora che abbia mai conosciuto" e Thomas Hardy lo definì una "virtuosa signorina" quando lesse il suo commento sfavorevole a Tess dei D'Urbervilles.

Nella sua autobiografia, Wharton ricorda come lei e James (che erano amici e confidenti) un giorno sedessero vicini a un fossato a Bodiam Castle, nell'East Sussex. "Per molto tempo nessuno parlò", scrive Wharton, "poi James si rivolse a me e disse solennemente:" Pomeriggio estivo, pomeriggio estivo; per me queste sono sempre state le due parole più belle in inglese »

Henry James è sepolto nel cimitero di Cambridge nel Massachusetts.



Fonti consultate per il post:

https://interestingliterature.com
https://www.famousauthors.org
https://www.myinterestingfacts.com
Wikipedia (anche foto)

sabato 14 aprile 2018

Recensione: NON SONO UN ASSASSINO di Francesco Caringella



Essere accusati dell'assassinio del proprio migliore amico e cercare in tutti i modi di dimostrare la propria innocenza oltre ogni ragionevole dubbio: questo è l'incubo che si trova a vivere un vicequestore di polizia con una onorata carriera alle spalle.



NON SONO UN ASSASSINO
di Francesco Caringella



Newton Compton
E' la notte del 3 dicembre 2014 quando il vicequestore Francesco Prencipe riceve la telefonata del suo amico e collega Giovanni Mastropaolo, Sostituto procuratore, che gli chiede con urgenza di raggiungerlo a casa propria perchè deve parlargli di qualcosa che non può essere discussa per telefono.
Francesco non ci pensa due volte a infilarsi in macchina e ad andare da Bari a Lecce per ascoltare ciò che ha da dirgli l'amico, sapendo che sicuramente sarà qualcosa di importante, se non ha esitato a svegliarlo nel cuore della notte.
Dopo aver parlato con lui - non ci viene detto immediatamente il contenuto della conversazione, lo scopriremo successivamente, per bocca di Prencipe -, prima delle otto Francesco lascia la casa dell'amico, notando un particolare anomale: la presenza di una moto, e colui che la guida ha un casco rosso fuoco che di certo non passa inosservato.
Non trascorre molto tempo e Francesco viene chiamato dalla Procura di Potenza perchè il dottor Mastropaolo è stato ritrovato morto in casa propria dalla domestica, quel 3 dicembre, orientativamente nella stessa ora in cui lui doveva essere a casa del giudice: l’uomo giaceva nello studio della sua villetta, la fronte bucata da un proiettile. Non ci sono segni di effrazione e gli inquirenti sono perplessi in quanto il delitto, a una prima valutazione, non ha alcuna delle caratteristiche tipiche di quelli compiuti della malavita organizzata, ipotesi che sembrava inizialmente la più probabile, dato che la vittima era nota per le sue indagini contro la nuova camorra pugliese. 
E così, anziché cercare i colpevoli negli ambienti criminali, tutti i sospetti si focalizzano su di lui, Francesco Prencipe, ben sapendo come i due per vent'anni fossero stati legati da una profonda amicizia e da una proficua collaborazione professionale. Certo, negli ultimi anni qualcosa tra loro s'era incrinato, i colleghi sono pronti a giurare che Mastropaolo sembrava aver allontanato da sè il vecchio amico, che aveva lasciato Lecce per tornarsene a Bari con moglie e figlia; forse tra i due c'erano stati problemi gravi che avevano fatto sì che Giovanni non nutrisse più la fiducia di un tempo in Francesco?
Il Pubblico Ministero Paola Maralfa ne è convinta: sicuramente tra Prencipe e la vittima non correva buon sangue da un po' di tempo (c'è "solo" da capire i perchè...) e sulla scena del delitto ci sono solo le impronte di Prencipe, che tra l'altro ha confermato di aver incontrato Giovanni a casa di questi nel lasso di tempo in cui, secondo il medico legale, la vittima è stata assassinata. A confermare la presenza dell'uomo nella villetta è la testimonianza oculare di un vicino di casa.
E il motociclista col caso rosso fuoco visto da Francesco un attimo prima di allontanarsi da casa di Giovanni? 
Di lui pare non ci siano riscontri...

Dopo un drammatico interrogatorio, il funzionario di polizia viene accusato del crimine e arrestato; del resto, ogni indizio è contro di lui, e così ogni ragionamento volto a cercare un movente. 
Ma appunto Prencipe lo sa, essendo un poliziotto esperto: a suo carico ci sono soltanto indizi, illazioni, non ci sono prove inconfutabili - nonostante il p.m. sia convinto di poter dimostrare la colpevolezza dell'imputato oltre ogni ragionevole dubbio; a Francesco non resta che imbarcarsi in un’ardua battaglia giudiziaria per dimostrare la propria innocenza. Ad affiancarlo c'è il suo amico di studi, l'avvocato Giorgio Laudadio, che farà di tutto per scagionare l'imputato da ogni accusa.

L'autore ci conduce passo dopo passo in un dibattimento processuale vivace, in cui le ipotesi dell'accusa si scontrano con i tentativi da parte di Prencipe di difendersi e di dimostrare come lui sia pulito e non avesse alcun motivo per far fuori un caro amico.

Nei primi capitoli conosciamo la vittima, che ci viene presentata come un giudice onesto, un professionista della Legge scrupoloso, sensibile nei confronti della ricerca della verità, un uomo convinto della necessità di far bene il proprio lavoro, consegnando al carcere i criminali e facendosi ovviamente per questo moltissimi nemici.
Tanti malavitosi avrebbero avuto più di una ragione per eliminare il magistrato e gli inquirenti cosa fanno? Si concentrano su un onesto e pluripremiato vicequestore, la cui "unica" colpa è stata quella di accorrere in casa dell'amico alle sette e mezza del mattino per dargli un consiglio su una questione di lavoro delicata che tormentava Giovanni...?

Francesco non si capacita di questo e fa di tutto per convincere sia la Corte che il lettore della propria innocenza: sì, è vero, negli ultimi due anni il legame tra lui e Mastropaolo s'era allentato, ma questo forse fa di lui un assassino?

"«Qualcuno che non è l’indagato ha sicuramente ucciso il mio amico Giovanni, dal momento che io non sono l’assassino. Già, io non sono l’assassino, non sono un assassino, non sono un assassino…», presi a ripetere con voce metallica..."

L'Autore sta attento a farci conoscere da vicino anche lo stesso protagonista (nonchè voce narrante), la sua amicizia con Giovanni, che sin da quando erano ragazzi ha sempre cercato di aiutare l'amico a trovare la propria strada; conosciamo la vita personale e famigliare di Francesco, le sue ambizioni, il suo essere sedotto dalla bella vita, fatta di macchine di lusso, soldi ed escort, cosa che ha fatto naufragare il matrimonio con la moglie Vittoria, e ha incrinato anche i rapporti con la figlia adolescente Martina, che guarda il padre con delusione e diffidenza.

Il protagonista, insomma, non è uno stinco di santo, è ben lontano dall'irreprensibilità dell'amico Giovanni, ma la domanda è sempre la stessa: sì, ok, ha avuto qualche scivolone, è un fedifrago, un padre che ha trascurato l'unica figlia che ha, uno che non ha esitato a sgomitare per far carriera... ma questo lo rende un omicida?

Fatto sta che gli arresti arrivano e il nostro vicequestore trascorre mesi in carcere prima dell'udienza finale, e in quel tempo dilatato e vuoto trascorso tra le quattro spoglie mura di una cella, inseguendo giorni sempre uguali, Francesco ha modo di ripensare alla propria vita e a quella perduta libertà che potrebbe non essere così semplice da riconquistare.

"La felicità perduta è una tortura insopportabile per gli uomini disperati. Come è potuto succedere che un uomo, la cui vita poteva essere perfetta, si sia trovato all’improvviso a combattere per sopravvivere nella cella umida e angusta di un carcere?"

Riuscirà a uscire di prigione completamente assolto? 
Ad angustiarlo c'è non soltanto il terrore di essere riconosciuto colpevole e di prendersi un ergastolo, ma pure il pensiero che, se mai dovesse convincere il giudice e la Corte della propria innocenza, la sua reputazione resti comunque sporcata, e il pensiero che chi gli è intorno possa avere dubbi sulla sua innocenza è qualcosa che lo tormenta.

Nonostante mi sia trovata inevitabilmente, scorrendo avidamente le pagine di questo romanzo, a fare il tifo per il protagonista - pur non provando nei suoi confronti una totale simpatia, ma riconoscendone la personalità enigmatica, ambigua, non proprio limpida... -, nel corso del processo verità e menzogna si sovrappongono, si intrecciano e distinguerle non sarà semplice e qualche piccolo e insidioso dubbio assale il lettore...

"... tutti gli attori di quella particolarissima commedia mentono perché desiderano essere creduti e pensano che la menzogna sia più seducente della verità. Mentono perché la verità non sembra mai vera, perché la verità deve essere mescolata con un po’ di menzogna per risultare verosimile, perché la verità deve essere esagerata per risultare credibile, perché ci sono poche ragioni per dire la verità, mentre ce ne sono di infinite per raccontare una bugia, perché ogni uomo ha troppe cose di cui vergognarsi, perché a ognuno piace raccontare quello che l’ascoltatore desidera sentire."

Caringella ha scritto un legal thriller avvincente, che risulta molto fluido nella lettura nonostante il linguaggio sia molto accurato e non privo di termini tecnici riguardanti il mondo della giurisdizione penale; ho apprezzato le brevi ma efficaci descrizioni dei luoghi in cui è collocata di volta in volta la scena perchè in me hanno avuto l'effetto di aumentare la tensione, nel senso che era come se sentissi che l'Autore rallentasse di proposito il ritmo narrativo proprio in quei frangenti che anticipavano un momento clou, creando quindi l'effetto sorpresa. 
La ricchezza di dialoghi, di botta e risposta tra accusa e difesa, si alterna in modo equilibrato alle riflessioni del narratore/protagonista, e questo fa sentire il lettore spettatore in prima linea di un'indagine serrata, dalla quale ci aspettiamo il colpo di scena finale..., che arriva puntuale e che forse,  seppure solo in parte, il lettore attento ha un po'  subodorato tra le pagine, attraverso alcune sfumature che sembrano buttate lì a caso ma così non è.

Ciò che emerge in questo romanzo - che personalmente ho divorato perchè non riuscivo a staccarmene tanta era la voglia di sbrogliare definitivamente la matassa - è che la verità non è mai univoca e inequivocabile, e che ciò che sembra avere una sola lettura e spiegazione, in realtà nasconde diverse facce, ma riconoscerle tutte con facilità non è scontato.

Davvero un bel libro, l'ho trovato coinvolgente, con una scrittura snella e piacevole, mai dispersiva, e non ho potuto fare a meno di leggerlo con molto interesse e di farmi travolgere dalle vicende che coinvolgono il protagonista.

Assolutamente consigliato, soprattutto se amate il genere.

venerdì 13 aprile 2018

Recensione: LA GUERRA DI LORENZO di Stefano Nocentini



"La guerra di Lorenzo" è un romanzo di formazione e di crescita, avente come protagonista un militare dell'esercito italiano che partecipa attivamente alla seconda guerra mondiale, esperienza che lo renderà sempre più consapevole del proprio ruolo in un conflitto che inevitabilmente lo cambierà interiormente.


LA GUERRA DI LORENZO
di Stefano Nocentini



Intrecci Edizioni
Il tenente Lorenzo Mari è un giovane ventiseienne che nel 1940, in pieno conflitto mondiale, viene inviato con la sua divisione al fronte francese.
In attesa di partecipare attivamente alla guerra voluta da Mussolini al fianco della Germania, il giovane vive alla giornata, fra amori fugaci e il sogno romantico di combattere con onore per la Patria.

Lorenzo è un ragazzo tranquillo, che ama la vita e si concede brevi avventure sentimentali, senza impegno vista l'imminente partenza.
Soggiornando per qualche tempo presso il castello di un conte, ne conosce le figlie, la sedicenne Beatrice e la trentenne Jolanda, e pur sentendosi attratto dalla minore - per la sua freschezza, gaiezza, joie de vivre -, vive una liason con l'altra, di carattere opposto alla sorellina; Jolanda è una donna che ostenta volutamente un atteggiamento aspro, polemico, beffardo; verso il tenente ha parole di sarcasmo che spiazzano e irritano il ragazzo, eppure i due si lasciano andare a notti di passione, in cui di sentimentale c'è davvero molto poco.
Al pensiero di andare in Francia a combattere, Lorenzo sente nascere domande sulla propria capacità - non ancora testata sul campo di battaglia - di affrontare il nemico in uno scontro a fuoco, ma questi timori non gli impediscono di coltivare dentro di sè il mito dell'eroe senza macchia e con i guanti bianchi, che guida i propri uomini all'attacco. 
Sfumata l'operazione in Francia, si prospetta l'invasione di Malta e Lorenzo si offre volontario per guidare l'azione, ma prima trascorre una breve licenza ad Arezzo, dalla sua famiglia, ed anche qui ha una breve relazione con una ragazza di una famiglia benestante.
Ma il dovere chiama e non c'è spazio per l'amore, così il tenente - promosso capitano - va in Grecia.
Tra brevi ma illuminanti conversazione con superiori saggi e disincantati, incontri con ufficiali tedeschi determinati e convinti della bontà di una guerra che darà gloria e potere alla Germania, e rapporti pseudoamorosi con signorine disinvolte e dalla mente molto aperta, Lorenzo si perde nei tramonti magici di Atene, riflettendo sulla propria condizione di invasore e non perdendo di vista il desiderio di dimostrare il proprio valore in modo attivo, indossando finalmente quei guanti bianchi e immacolati che attendono solo di essere indossati.

Quanto ardore c'è nel cuore di Lorenzo, idealista e sognatore, che brama di partecipare davvero e in prima linea a quel conflitto del quale finora ha fatto parte quasi dietro le quinte...!

Il capitano Mari è giovane e deve ancora imparare e sperimentare sulla propria pelle la durezza della guerra, la sua crudeltà, il suo carico di ingiustizia, di disperazione, di paura.

"La guerra non è uno scontro tra buoni e cattivi, è un confronto di forze: non distingue affatto fra chi ha ragione e chi ha torto." 

E con essa, anche la morte colpisce tutti, buoni e cattivi, senza avere riguardi per nessuno.

Successivamente, Lorenzo viene inviato col suo reggimento in Africa, e nulla sarà più come prima, perchè proprio nel deserto africano vedrà la guerra da vicino, affrontando bombardamenti aerei, il ferimento e la morte dei compagni, il doloroso sconcerto per la perdita di commilitoni valorosi.

Essere al centro degli scontri a fuoco porta il capitano a considerare non solo la propria condotta ma anche quella dei suoi superiori e dei soldati; la guerra non l'hanno voluta le persone semplici, che avevano le loro vite, il loro lavoro, una famiglia, forse una fidanzata che, sperano, resti loro fedele... e mai avrebbero voluto andare a rischiare la vita per ideali di conquista propugnati da potenti assetati di potere.
Eppure, questi stessi uomini, molti dei quali senza cultura o privi di una fisicità adatta ai combattimenti, mantengono una dignità, un orgoglio e uno spirito di sacrificio degni di ammirazione, e diversi episodi toccheranno profondamente il protagonista, in particolare nel corso della seconda battaglia di El Alamein, che vedrà Mari e i suoi uomini far fronte ad un bombardamento da parte degli Inglesi molto pesante e implacabile, che mieterà non poche vittime tra gli italiani.

Questo sconvolge Lorenzo, che forse per la prima volta si ritrova a riflettere sul valore di ogni singola vita caduta sul campo di battaglia: ogni soldato morto non è una semplice pedina sulla scena di una guerra sanguinosa, ma è un "universo di storie, di sentimenti, di affetti. (...) Adesso che aveva condiviso con loro il primo combattimento vero, li guardava con occhi di diversi. Avvertiva il loro dolore e il  loro sacrificio".

Al periodo in Africa segue purtroppo la prigionia in India per mano degli Inglesi, e anche questa dura esperienza contribuisce a formarlo come uomo, un uomo consapevole di come la mancanza di libertà umilii e tolga dignità all'essere umano, ma non la speranza (non del tutto e non in tutti, quanto meno) di poter un giorno, a guerra finita, riprendersi la propria vita.
Ma uscire da un campo di prigionia non garantisce automaticamente il sentirsi liberi dentro, e dopo mesi, anni di isolamento forzato, di cattività, chi poteva assicurargli che sarebbe stato in grado di reinserirsi nella società?

Questi e tanti altri pensieri, dubbi, paure... possono oscurare la mente di chi è lontano da casa e non sa se ci ritornerà mai, ma se c'è un sentimento capace di sorgere anche nelle terre desolate dello scoraggiamento e di resistere alla rassegnazione, è di certo la speranza.
La speranza di non essere un puntino insignificante nella Storia, ma qualcuno che a modo suo, con sacrifici e privazioni, tra dolore e perdite, può ancora contribuire affinchè il mondo sia un posto migliore.
Perchè quando ti ritrovi faccia a faccia con la morte, accanto a compagni coraggiosi che hanno perso la vita sul campo di battaglia, non ti resta che attaccarti alla vita con maggiore slancio, cercando di cogliere anche nella guerra un senso, uno scopo, una missione.

"La guerra di Lorenzo" ha saputo coinvolgermi grazie allo stile molto scorrevole, alla scrittura asciutta ed essenziale e pur non amando molto di solito i passaggi in cui sono descritte scene di guerra, in questo caso devo dire che la lettura non è mai risultata una fredda descrizione di fatti storici, ma anzi mi sono ritrovata immediatamente immersa nel contesto e nelle vicende che coinvolgevano il protagonista, vivendo insieme a lui ogni piccolo grande evento e incontro, cogliendone gli stati d'animo e seguendone la maturazione in modo chiaro: da giovanotto sognatore che idealizza la guerra a un uomo costretto a fare i conti con ciò che essa davvero significa e porta con sè in termini di sofferenza, perdite, morte. 
Ho apprezzato molto le note storiche, che aiutano il lettore a tener presente gli specifici avvenimenti che fanno da sfondo alle vicende di Lorenzo; in appendice l'Autore ha inserito anche delle foto del periodo in oggetto.

Un libro che consiglio, in particolare a quanti prediligono la narrativa storica e le storie ambientate nel periodo della guerra.

mercoledì 11 aprile 2018

Aprile in casa flower-ed: tra anteprime e passeggiate letterarie




Cari lettori, vi aggiorno circa le novità di aprile in casa flower-ed edizioni!


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Questo mese farà il suo ingresso nella collana Windy Moors la biografia di una nuova scrittrice: Jean Webster (Fredonia 1876-New York 1916), nota soprattutto per essere l’autrice di Papà Gambalunga, il celebre romanzo che racconta la storia di Judy Abbot, un’orfana alla quale viene permesso di studiare grazie a un anonimo benefattore colpito dal suo talento nella scrittura. 

Pur essendo l’unica opera conosciuta dalla maggior parte dei lettori italiani, attraverso la
biografia di Jean Webster, l'autrice, Sara Staffolani, ci mostra quanto la vita e le opere di questa straordinaria donna, che marciava con fervore a favore dei diritti e dell’educazione delle donne e dei più deboli, che sperava e credeva in un futuro migliore, meritino di essere rivalutati e portati finalmente alla luce.

C’è sempre il sole dietro le nuvole. Vita e opere di Jean Webster è in uscita il 23 aprile (e-book e cartaceo).


Ma le novità non sono finite!
E' in programma anche ad aprile un'interessante passeggiata letteraria!

Si terrà sabato 12 maggio e  la meta è una Casa museo molto particolare e preziosa, alla quale si può accedere solo a piccoli gruppi e prenotando con largo anticipo.

Situata a Roma in Palazzo Primoli (Via Giuseppe Zanardelli n. 1), la Casa museo Mario Praz presenta dieci ambienti in cui sono esposti oltre 1200 pezzi da collezione, tra dipinti, sculture, mobili e arredi: una casa ricca di fascino, che rispecchia la personalità del suo proprietario. Mario Praz (1896-1982), celebre anglista, saggista e critico, acquistò sul mercato antiquario ogni singolo pezzo in oltre sessant’anni di viaggi e amorevole cura, disponendoli negli ambienti in cui visse a Roma e che andremo a visitare.

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L’ingresso è gratuito e si accede solo su prenotazione tramite visita accompagnata. 
I lettori interessati possono confermare la loro presenza entro il 20 aprile scrivendo a info@flower-ed.it, in modo da poter organizzare la passeggiata al meglio la visita.

Per adesso è tutto, lettori; spero di poter postare presto una recensione, visto che è da un po' che non lo faccio!



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