domenica 12 febbraio 2017

Recensione: MOSHI MOSHI di Banana Yoshimoto (RC2017)




Con la sua scrittura sempre delicata, eterea, leggera, ricca di riflessioni, Banana Yoshimoto affronta il tema della rielaborazione del lutto,  e lo fa focalizzando la nostra attenzione sulla maturazione emotiva e “spirituale” della giovane protagonista.

MOSHI MOSHI
di Banana Yoshimoto

Ed. Feltrinelli
Una ragazza e sua madre.

Yocchan è una ragazza tranquilla, che vive da sola in un appartamentino a Tokyo, nel quartiere di Shomokitazawa; soltanto un anno fa ha perso tragicamente suo padre Imoto, coinvolto in un omicidio-suicidio architettato dall’amante.

Devastata da questa perdita improvvisa e drammatica, Yocchan ha deciso di superare questo dolore concentrandosi sul lavoro (fa la cameriera in un ristorantino che va molto bene) e cercando di conquistare finalmente un’indipendenza (non solo economica), che l’aiuti a crescere come persona, allontanandosi da quel nido famigliare sicuro che, con la morte del padre, si è miseramente sgretolato.

Ma accade qualcosa di imprevisto: sua madre si fionda in casa sua, imponendo la propria presenza, dando per scontato che la figlia sia d’accordo all’idea di averla come coinquilina. La madre, infatti, desidera vivere (per quanto tempo non sa) con la figlia, perché sente che continuare ad abitare nella loro casa di Meguro, in cui hanno vissuto per anni tutti e tre, la fa star male: sola in quella grande casa piena di ricordi, ormai privata della presenza di suo marito, la vedova si sente sola, smarrita, sull’orlo di un esaurimento.
Anche la donna ha bisogno di superare la morte di Imoto, e vuol partire dal godere della compagnia dell’unica figlia, Yocchan, cercando di ritrovare se stessa come persona, riacquistando la serenità perduta in seguito alla tragedia.
Inizialmente infastidita da quest’intrusione nella propria vita privata, la ragazza cerca, nei giorni successivi, di fare buon viso a cattivo gioco: sa che sarebbe scortese mandar via la madre, così accetta suo malgrado questa compagnia imposta e condivisa in uno spazio, tra l’altro, molto ristretto.

Con l’andar dei giorni, le due si avvicinano l’una all’altra, imparando a sfruttare i momenti insieme per parlare e conoscersi meglio come mamma e figlia ma anche come donne adulte.

La mamma capisce ed apprezza la vita sobria della figlia e la sua bravura nel lavoro; Yoshie, per canto suo, conosce per la prima volta lati del carattere della madre che le erano nascosti, e cerca di mettersi nei suoi panni.
Non solo, ma Yocchan, passando più tempo con la mamma, si accorge di quanto questa sia desiderosa di riprendere in mano la propria vita nonostante la tragedia che le ha colpite e che resterà per sempre, per loro, qualcosa di incomprensibile ed irrisolto.

Forse avrebbero potuto far qualcosa per evitarla, per aiutare Imoto a non allontanarsi con quella donna che aveva in mente un piano folle come quello attuato nei boschi di Ibaraki?

Questo, ed altri dubbi, ossessionano entrambe, eppure la madre sembra quella, tra le due, più propensa a gettarsi il passato doloroso alle spalle per ricominciare a vivere senza il marito; Yocchan invece non ci riesce: il pensiero va a suo padre in quanto vittima di questa donna, che lo ha coinvolto in qualcosa di tragico e di inspiegabile.
Chi era questa sconosciuta amante e perché ha scelto di morire insieme a Imoto? Possibile che lui non abbia avuto la capacità di capire di avere accanto una donna instabile e pericolosa?
Chi può aiutarla a sciogliere questi dubbi, che la tormentano anche nel sonno, dove nei sogni angoscianti che fa suo padre sembra volerle dire qualcosa?*

Le risposte alle mille domande pian piano arriveranno, attraverso alcune persone.

Nel romanzo ci sono pochi personaggi importanti, tra cui Aratani, un giovanotto che comincia a frequentare il ristorante dove lavora Yocchan e che pare avere qualcosa da rivelarle...
L’amicizia con Aratani comincia a diventare qualcosa di importante e l’interesse reciproco cresce di giorno in giorno.
È pronta Yocchan a gettarsi in una relazione d’amore, presa com’è dal pensiero del destino del padre, che lei immagina come un’anima in pena che non riesce a trovare la pace definitiva nell’aldilà?

C'è un amico del padre, Yamazaki (lui e Imoto suonavano nella stessa band musicale ed erano amici intimi): le sarà d’aiuto, dimostrandosi disponibile a darle risposte importanti sul padre che la tranquillizzeranno un po',
Ad un certo punto interverrà anche un’altra persona – mai conosciuta prima di allora – che fornirà ad Yocchan ulteriori informazioni che le permetteranno di avere un quadro della situazione più completo.

Luoghi e persone

Yocchan è un personaggio che nel corso della storia avrà modo di crescere molto, giungendo a consapevolezze interiori importanti, che la porteranno a diventare una donna più cosciente dei propri desideri e bisogni, oltre che a riscoprirsi una figlia matura, capace di farsi domande sulle scelte paterne e di riscoprire la bellezza di un rapporto più onesto e vivo con il genitore rimastole (sua madre).

In questo breve romanzo ci sono molte cose che compaiono frequentemente pagina dopo pagina, diventando dei punti cardine nelle giornate della protagonista.

Ad es., il cibo ha la sua importanza, mangiare o bere qualcosa seduti in un bistrot o in un bar è un modo per apprezzare non solo il cibo in sé, quanto la bellezza dello stare insieme.

Importanti sono i luoghi che si frequentano, in cui si decide di vivere: vivere nel nuovo quartiere (Shimotaka) è un’occasione per crescere, per allontanare cupezza, nostalgia e sentirsi finalmente parte di qualcosa.
Aver condiviso un luogo con le persone amate dà ad esso valore, lascia dei segni, e

“Ciò che è inciso nel corpo non scompare”.

I luoghi possiedono forza perché li amiamo, e quando certe persone vanno via, se anche venissero sostituite, verrebbe comunque a mancare qualcosa di importante, perché a contare è il singolo individuo.

Vi è anche il tema della morte, della pace che il defunto stenta a trovare e di cui devono “occuparsi”, in un certo senso, i familiari. Da un evento negativo – la morte del padre/marito – mamma e figlia potranno imparare a non sprecare la vita, il tempo, e iniziare a tessere ogni giorno una tela che sia finalmente la loro.

Yocchan è giovane ma a volte sembra “vecchia dentro”, oltre che volubile: troppo controllata quando dovrebbe lasciarsi andare e piagnucolona quando dovrebbe farsi forza; però nonostante tutto, è schietta, onesta, pratica e di poche parole, sensibile ma con carattere. È cosciente delle proprie debolezze, del bisogno di ricevere risposte che le diano serenità e pace.

Come dicevo più su, nel corso della storia vediamo una Yocchan che cresce, acquisisce più consapevolezza di sé, del suo essere donna, e questo anche grazie all’amore.

Un romanzo che forse può non piacere a tutti, soprattutto a quanti cercano colpi di scena, dinamicità, intrecci narrativi complessi, personaggi memorabili, frizzanti e coinvolgenti.


Personalmente l’ho apprezzato, mi è piaciuto leggerlo perché anzitutto è proprio lo stile dell’Autrice che mi cattura: ha qualcosa di “magico”, crea un’atmosfera esotica e suggestiva, sia  attraverso le ambientazioni (con i suoi locali, i cibi… tipici del luogo) che attraverso certe tematiche e il modo di parlarne, lasciandoci entrare un po’ nelle abitudini e nelle credenze giapponesi. 
Ci sono molti passaggi significativi e, soprattutto nell’epilogo, mi sono sentita come avvolgere da una brezza leggera e profumata, di serenità e dolcezza, che mi ha lasciato delle sensazioni piacevoli.



*il titolo, Moshi moshi - che significa "pronto" al telefono - ha a che fare proprio con ciò che accade nei sogni.



Obiettivo n.10 -  libro comprato durante un viaggio 

6 commenti:

  1. Grazie mille per la tua recensione ♥ Non ho mai letto niente dell'autrice benché ne abbia sentito parlare moltissimo! E devo dire che questo romanzo che tratta anche del rapporto madre-figlia non dispiace per nulla ^^

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    1. si, è una delle tematiche principali! è il secondo libro che leggo di quest'autrice e mi piace :)

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  2. Ciao Angela e complimenti per la tua recensione molto "sentita" e coinvolgente. Una storia che fa riflettere perché l'elaborazione del lutto prima o poi tocca a tutti noi.

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    1. vero, è un tema delicato e viene affrontato così, con delicatezza e senza pateticità

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  3. Quando mi deciderò a leggere quest'autrice, non sarà mai abbastanza presto.
    Post bellissimo, Angela. :)

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    1. prova, sarei curiosa di sapere che ne pensi ;)
      ciao!!!

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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