sabato 31 ottobre 2015

Remembering River Phoenix



Da sua fan, impossibile non ricordarlo spesso, tanto più oggi, 31 ottobre.



Spazio Esordienti: AAA. CERCASI DISPERATAMENTE UN LIETO FINE di Ariel



Buongiorno, cari lettori, e buon sabato!!
Questa mattina non starò molto al pc ma non potevo non scrivere qualcosa ^:^
E in questo post desidero segnalarvi il romanzo di un'autrice emergente.


AAA. CERCASI DISPERATAMENTE UN LIETO FINE
di Ariel


178 pp
3.52 euro
2015



Trama

Jennifer è una ragazza insoddisfatta della propria vita: svolge una professione che non le piace, è fidanzata con un ragazzo che la tradisce e convive con una modella che la obbliga a seguire le sue assurde diete. Così, quando capisce che ha vinto il primo premio alla lotteria Italia, non ci impiega molto tempo a mandare tutti a quel paese e a impegnarsi ad acquistare uno splendido attico in centro a Milano ma... dopo un giorno ricco di soddisfazioni la ragazza si accorgerà che c'è stato un errore, e che non ha vinto proprio nulla!
Cosa fare allora? Come rimediare ai danni che ha combinato?
Tra le ricerche di un lavoro, nuove conoscenze e la determinazione a volersi tirare fuori dai guai la ragazza vivrà una serie di avventure che la porteranno (forse) a coronare il suo più grande obiettivo: raggiungere un lieto fine perfetto per iniziare un nuovo capitolo, altrettanto meraviglioso, della sua vita.

venerdì 30 ottobre 2015

In lettura: I MIEI MARTEDI' COL PROFESSORE di Mitch Albom



Libro in lettura da oggi.
Lo conoscete? Lo avete letto? Che ne pensate?

I MIEI MARTEDI' COL PROFESSORE
di Mitch Albom


Ed. Rizzoli
200 pp
7.90 euro
2000

Un giovane giornalista, cinico e rampante, e Morrie, suo vecchio professore, malato senza speranza, tornano a incontrarsi e parlarsi ogni martedì. Nei loro incontri settimanali parlano della famiglia, del perdono, della vecchiaia, della morte, ma soprattutto dell'amore.


«Un libro straordinario, una storia di sentimenti scritta con l'anima.» Los Angeles Times «Adoro questo libro. L'ho consigliato a tutti i miei amici. Una splendida storia vera, che irradia un incessante alone di luce.» Amy Tan 

«Questo libro è una miniera incredibile. Dal senso della propria mortalità scaturiscono insegnamenti e rivelazioni. L'insegnante che condivide questa esperienza cì regala una profonda saggezza. Ho riso, ho pianto e ho ordinato cinque copie per i miei figli.» Bernie Siegel 

«Un racconto toccante, di coraggio e saggezza, narrato attraverso gli occhi di un mentore impenitente che esplora gli aspetti multiformi della sua morte. C'è molto da imparare dalla sua ultima lezione.» Jon Kabat- Zinn 

«Un libro scritto splendidamente con grande chiarezza e saggezza. Coglie in modo incantevole la semplicità che si annida nelle complessità della vita.» M.Scott Peck

Recensione: GITA AL FARO di Virginia Woolf



Dalla narrativa di ieri sera passiamo a un classico psicologico che per me si è rivelato impegnativo da leggere (almeno nel primissimo approccio alla lettura):

GITA AL FARO
di Virginia Woolf

Ed. Einaudi
trad. A. Nadotti
216 pp
10 ero
Sinossi

1914. La signora Ramsay, serena e materna. Il signor Ramsay, brusco e severo. Insieme a loro, in vacanza sull'isola di Skye, ci sono gli otto figli e una nutrita schiera di amici.
Una sera programmano una gita al Faro.
Per James, il figlio piú piccolo, quel faro lontano rappresenta una meta magica e sconosciuta, un luogo a lungo sognato.
Ma trascorreranno dieci lunghi anni prima che i superstiti della famiglia Ramsay realizzino quel desiderio in una giornata che farà riaffiorare ricordi mai dimenticati e si trasformerà in un ultimo tentativo di riconciliazione.


Gita al faro è uno di quei libri per il quale ho dovuto imparare a sospendere il giudizio durante la lettura per darne uno soltanto una volta giunta all'ultima pagina.

E' uno di quei libri con i quali non sono entrata immediatamente in affinità, ma che pure ho continuato a leggere per una sorta di attrazione che lo stile di scrittura dell'Autrice ha esercitato su di me.

Gita al faro è un romanzo con una forte connotazione autobiografica diviso in tre parti: La finestra, Il tempo passa, il Faro.

Nella prima, facciamo la conoscenza della famiglia Ramsey e apprendiamo subito che c'è in casa il desiderio di andare a fare una gita al Faro.
Ma il progetto fallisce miseramente contro il volere del signor Ramsey che, autoritario e dispotico come sempre, scoraggia la moglie e il figlio James dicendo che il giorno dopo avrebbe fatto maltempo, quindi niente gita.
Questo episodio - apparentemente irrilevante - segnerà in un certo senso i rapporti tra il signore e la signora Ramsey, e del primo col figlio James, che maturerà quasi un sentimento di odio per il padre tirannico.

La seconda sezione, molto breve, ci rende note alcune cose che sono accadute nel tempo, durante il quale è scoppiata la Prima Guerra Mondaile.

E infine la terza parte, collocata diversi anni dopo, in cui rivediamo alcuni membri della famiglia Ramsey fare finalmente questa gita al faro e seguiamo i pensieri, i ricordi e le gli stati d'animo dell'amica di famiglia, la pittrice Lily Briscoe (incontrata a cena nella prima parte), che sta cercando di ultimare un suo quadro.

Il romanzo è narrato secondo la tecnica del flusso di coscienza, è molto introspettivo, psicologico, dà ampio spazio a stati d'animo e pensieri, a ricordi e immagini mentali della signora Ramsey prima e di Llly poi.
Seguire lo svolgersi degli eventi può essere "complicato" perchè la narrazione dei fatti si intreccia e "si perde" nel fiume di parole e pensieri; l'Autrice ci fa entrare nella mente dei personaggi, dandoci un quadro della loro personalità, delle virtù e delle loro debolezze.

Spicca la signora Ramsey, tanto bella, carismatica, dalla forte personalità, capace di sedurre e concentrare su di sè l'attenzione, quanto debole e remissiva col marito, col quale non riesce ad imporsi, consapevole di quanto lui se ne approfitti di questa cosa, pur amandola.

E poi c'è Lily, con le sue profonde insicurezze, la consapevolezza di essere quasi insignificante se paragonata alla signora Ramsey o ad altre conoscenti.

E' un romanzo in cui ti senti rapito dal potere suggestivo, evocativo delle parole, che ti passano davanti struggenti, con forza, capaci di creare immagini, suoni, profumi nella tua mente, e non riesci a non essere affascinato dalla loro poesia.

L'ultima parte è quella che ho preferito, l'ho trovata meno "confusa", ma in generale il romanzo mi è piaciuto perchè ha questa atmosfera evanescente, nebulosa, come eterea ed evanescente è la signora Ramsey, così colta, posata, affascinante, seduttiva, sensibile ma anche fragile.

Gita al faro è dunque un romanzo in cui non conta tanto la narrazione di fatti e vicende, quanto il mondo interiore che c'è dietro di essi, la tempesta di pensieri ed emozioni di chi  li vive.
Ci sono diversi passaggi molto belli e intensi; la narrazione è attraversata da una malinconia dolce e appassionata insieme, ammaliante (soprattutto nell'ultima parte), propria di chi resta ancorato a un passato felice che adesso non c'è più, ritornando ad esso con la memoria.

Consigliato a chi ha voglia di un romanzo molto "psicologico" e, in un certo senso, impegnativo.

giovedì 29 ottobre 2015

Cito e canto: Il mare d'inverno



Un passaggio preso dal classico in lettura della Woolf - Gita al faro - con annessa canzone.

Che ne pensate? Voi avreste scelto un'altra canzone?

Le notti sono ora piene di vento e distruzione; gli alberi si curvano e si piegano e le foglie volano alla rinfusa finché il prato ne è ricoperto e le fogne intasate e le grondaie soffocate e le strade umide disseminate. Anche il mare si agita e si scatena, e se una persona che dorme dovesse pensare di trovare sulla spiaggia una risposta ai suoi dubbi, qualcuno che divida la sua solitudine, dovesse buttar in aria le coperte e andare da sola sulla spiaggia, nessuna immagine con sembianze di aiuto e di sollecitudine divina gli verrebbe incontro per riportarepace alla notte e far sì che il mondo rifletta l’estensione dell’anima. Anzi, sembrerebbe inutile in tale confusione fare alla notte quelle domande circa il che cosa, e il perché e il dove, che assillano chi dorme perché si alzi e trovi una risposta.




IL MARE D'INVERNO
(L. Bertè)

Passerà il freddo
E la spiaggia lentamente
Si colorerà
La radio e I giornali
E una musica banale si diffonderà
Nuove avventure
Discoteche illuminate
Piene di bugie
Ma verso sera uno strano concerto
E un ombrellone che rimane aperto
Mi tuffo perplessa
Ai momenti vissuti di già

Mare mare
Qui non viene mai nessuno
A trascinarmi via
Mare mare
Qui non viene mai nessuno
A farci compagnia
Mare mare
Non ti posso guardare così
Perché questo vento
Agita anche me
Questo vento agita anche me

Recensione: LA NOTTE HA OCCHI CURIOSI di Gin Phillips



Ultimo romanzo terminato: una storia semplice, una famiglia con forti valori, un piccolo mistero da risolvere che porterà le giovani protagoniste a crescere e riflettere su tanti aspetti della vita.

LA NOTTE HA OCCHI CURIOSI
di Gin Phillips


Ed.Piemme
trad. L. Piussi
288 pp
10,50 euro
2011


Tess Moore è una ragazzina di nove anni, vivace, curiosa e intelligente, che vive negli Anni Trenta nella città mineraria di Carbon Hill, in Alabama

Una sera è seduta nei pressi del pozzo vicino casa, un luogo che ama perchè le dà tranquillità e le permette di farsi avvolgere dalla placidezza delle tranquille serate dopo cena, in cui a farle compagnia ci sono solo i rumori famigliari della notte.
Ma una sera, nell'ombra, vede la sagoma di una persona, presumibilmente una donna, dal portamento, che si avvicina quatta quatta al pozzo e, dopo qualche minuto, getta qualcosa nel pozzo.
Il tonfo che ne deriva scuote Tess, come un tuono in una notte serena.
E' un attimo e l'ombra è fuggita, senza che Tess l'abbia potuta vedere in viso.

Quale segreto ha accolto il pozzo nelle sue "viscere"?
La fioca luce della luna ha fatto sì che la bambina riuscisse a distinguere il fagotto: un bambino.
Tess è turbata ma convinta: una donna ha gettato un bambino nel loro pozzo.
Nessuno le crede: nè i genitori, i tranquilli e laboriosi Albert e Leta, nè la sorellina maggiore Virgie, nè il piccolo Jack.

Ma la mattina dopo tutti dovranno ricredersi: nel pozzo c'è davvero il corpicino senza vita di un bimbo molto piccolo.

La domanda sorge spontanea: chi ha buttato il piccolo in un pozzo? Il bimbo era già morto? Perchè la donna ha scelto proprio il pozzo dei Moore?


Anche se non vuole ammetterlo a se stessa e alla famiglia, Tess è turbata dall'oscura vicenda e la notte ha dei brutti incubi.
Anche Virgie, sensibile e buona, non è serena e, dietro consiglio della particolare zia Celia, decidono di indagare sull'identità della donna del pozzo.

La personale indagine delle sorelline Moore le porterà a conoscere a fondo e molto da vicino la realtà in cui vivono le famiglie della zona.
Famiglie che, da semplici cognomi menzionati da papà, diventano pian piano persone vere e concrete, con vere esigenze, con problemi veri.

Attraverso lo sguardo sensibile di Virgie e quello più vispo di Tess, l'Autrice ci fa conoscere lo stato di povertà delle famiglie di quegli anni, la cui vita stava risentendo degli effetti della Grande Depressione iniziata nel 1929.

Sono anni difficili per tante famiglie, il lavoro scarseggia (già allora...) e Carbon Hill basa tutto sul lavoro nelle miniere; chi ha la fortuna di lavorarci, deve tenersi stretto il proprio lavoro, essere disposto a fare straordinari senza lamentarsi, tornando a casa sfinito, sporco, ma con qualche dollaro in grado di sfamare la propria famiglia.

E' il tipo di vita di cui ci parla Albert, il padre di Tess, del quale seguiamo le giornate divise tra lavoro e casa, tra le preoccupazioni e la speranza di tirare avanti giorno per giorno, con l'aiuto del buon Dio.
Ma Albert non è di certo un tipo che si lamenta, e lui e la moglie Leta hanno tirato su i figli in modo da essere sempre grati delle cose che hanno, perchè ci sono bambini che hanno ancora meno.

Ma non solo Albert si spacca la schiena, anche la moglie a casa, che porta avanti ogni incombenza familiare con intelligenza, saggezza, oculatezza, risparmiando ma senza far mancare nulla a nessuno.

Sono gli anni in cui i "negri" vengono guardati con sospetto, disprezzo, discriminati e additati come buoni a nulla anche quando sono gran lavoratori.
Albert osserva e non condivide questo modo di fare: per lui tutti gli uomini sono creature di Dio, sono tutte uguali, e vuole che anche i suoi bambini crescano con questo principio.

E così, mentre assistiamo col sorriso ai corteggiamenti  all'indirizzo di Virgie e ai giochi di Tess e Jack,. ci passano davanti le condizioni di vita di quegli anni, la fatica del lavoro, la necessità di rammendare abiti e scarpe, l'arte di saper preparare piatti deliziosi con pochi e poveri ingredienti... e intanto il pensiero della donna del pozzo viene talvolta "oscurato" da problemi più concreti e reali, per poi ritornare, alla ricerca di una soluzione.

Riusciranno Tess e Virgie a scoprire il nome della donna che ha buttato il proprio piccolo nel pozzo e a capire perchè l'ha fatto?

Nonostante questa domanda sia un po' il leit motiv del romanzo - che parte con questa situazione misteriosa, mettendoci addosso l'iniziale curiosità di svelarla -, leggendo, il lettore comprende insieme alle due giovani fanciulle che l'intento dell'Autrice non è tanto quello di scoprire la verità, come se fossimo in presenza di un giallo, ma di partire da questo "input" per entrare nelle case e nelle vite delle persone semplici, conoscendone le problematiche, imparando a conoscerle nella loro umanità, le loro fatiche quotidiane.

Questa sarà la più grande lezione per Tess e Virgie, a prescindere dal fatto che poi arriveranno alla verità o meno.

La notte ha occhi curiosi è un romanzo dal ritmo molto placido, tranquillo, che non riserva forti emozioni o colpi di scena, ma che ti trasporta nelle giornate di lavoro o di spensieratezza di una famigliola americana degli Anni Trenta come tante, un po' stile "La casa nella prateria" (per chi se la ricorda, dipende in che anno siete nati ^_^), in cui si sente molto forte l'importanza di avere una morale, un'etica cristiana che guidi le azioni di tutti, dove ciò che conta è il modo in cui ci si comporta, seguendo ciò che  buono, giusto, rispettoso.

C'è molto calore familiare in questo romanzo, molta umanità e bontà, che spiccano soprattutto a fronte di una realtà sociale ed economica poco generosa e sicuramente non sempre giusta (che si tratti dei problemi economici su piccola e grande scala, che sia il razzismo...); certo è che la famiglia Moore è intrisa di positività e virtù e questo ce la rende inevitabilmente simpatica.

Ripeto, non è una lettura che offre grandi slanci emotivi, ma è senza dubbio piacevole; all'inizio non avevo molto apprezzato che l'Autrice cambiasse prospettiva a ogni pagina (seguiamo le vicende dal punto di vista di tutti e cinque i Moore), ma poi mi ci sono abituata e quantomeno ho trovato che questo desse modo di vedere le cose con gli occhi di tutti: adulti e bambini, maschio e femmina, cogliendo la sensibilità di ciascuno.
Ogni tanto la voce narrante raccontava i fatti come ormai lontani nel tempo, dunque in retrospettiva, il che ha dato una vena nostalgica e dolce alla storia.

Consigliato se si ha voglia di una lettura riflessiva e tranquilla.

Letture correlate:

Il buio oltre la siepe (H. Lee)

IL MURO INVISIBILE di H. Bernstein
LE CENERI DI ANGELA di F. McCourt
UN ALBERO CRESCE A BROOKLYN di Betty Smith

Frammenti di... Gita al faro



Piccoli frammenti di Virgina Woolf in Gita al faro.

Era un amore, pensò facendo finta di spostare le tele, distillato e filtrato; un amore che non tentava mai di ghermire il proprio oggetto; ma, come l'amore che i matematici provano verso i loro simboli, o i poeti nei confronti delle loro frasi, era destinato a diffondersi in tutto il mondo e a divenire parte del patrimonio umano. Era proprio così.

Quale artificio era necessario per diventare, come acque travasate in una stessa brocca, una sola cosa inestricabile con l‟oggetto di adorazione? Poteva il corpo raggiungere tale traguardo, o la mente, insinuandosi scaltra nei meandri intricati del cervello? oppure il cuore?





Strano, pensò, ma quando si era soli ci si appoggiava alle cose, alle cose inanimate; alberi, ruscelli, fiori; sentiva che essi la esprimevano; che divenivano simili a lei; che la conoscevano, nel senso che erano una cosa sola; sentiva così una tenerezza irrazionale (guardò quella luce lunga e fissa) come per se stessa.


Sempre, pensava la signora Ramsay, ci si tira fuori dalla solitudine con una certa riluttanza, aggrappandosi a qualche sciocchezza, a un rumore, a una certa visione.

mercoledì 28 ottobre 2015

Epigrafe (da "L'amante giapponese")



Ecco la citazione che introduce la storia narrata dall'autrice cilena Isabel Allende nel suo ultimo romanzo "L'amante giapponese" (INFO), edito da Feltrinelli e in libreria dalla metà di ottobre, che vorrei leggere a breve.


Rimani, ombra dell’amor mio schivo
figura dell’incanto che più adoro
bella illusione da cui la morte imploro
dolce fantasma in cui penando vivo.

Sor Juana Inés de la Cruz


Il significato del termine epigrafe al quale mi rifaccio è quello dato dalla Treccani.it
"Iscrizione in fronte a un libro o scritto qualsiasi, per dedica o ricordo; più particolarm.,
 citazione di un passo d’autore o di opera illustre che si pone in testa
a uno scritto per confermare con parole autorevoli quanto si sta per dire"

Viaggiare leggendo: "La notte ha occhi curiosi"



Sto leggendo il romanzo di Gin Phyllips "La notte ha occhi curiosi" (The Well and the Mine), ambientato negli Anni Trenta in America, più precisamente in Alabama, a Carbon Hill, città mineraria.





"Da casa nostra si sentiva il treno, anche se non arrivava l'odore del carbone che bruciava. Casa nostra era subito prima del cartello con la scritta "Benvenuti a Carbon Hill" (...) tutti i negozi erano allineati su Front Street. Di fianco a Front Street correva la ferrovia che passava in mezzo al paese e da cui si diramavano binar secondari e strade camionabili che conducevano alle miniere."


La famiglia delle due giovani protagoniste, Tess e Virgie Moore Moore, frequentano la Chiesta Battista; ma vi era anche quella metodista, frequentata da uno dei corteggiatori di Virgie.


welcome!
panorama Carbon Hill
Front St. 



locomotiva anni '30

Chiesa battista
chiesa metodista


 Per le foto in bianco e nero di Carbon Hill: QUI e QUI.

LE IMMAGINI SONO STATE PRESE PRINCIPALMENTE UTILIZZANDO GOOGLE MAPS E/O UNA SEMPLICE RICERCA SU GOOGLE, QUALORA AVESSI VIOLATO COPYRIGHT, SEGNALATEMELO E LE TOLGO.

THESE IMAGES HAVE BEEN TAKEN MAINLY USING GOOGLE MAPS AND / OR SIMPLE GOOGLE SEARCH, IF I HAD VIOLATED COPYRIGHT, please write me and I'll remove them.

Frammenti di "La notte ha occhi curiosi"



Le primissime pagine di "La notte ha occhi curiosi" di Gin Phyllips.

"Ce l'aveva buttato, il bambino, là dentro, ma nessuno voleva credermi. Eppure, quel tonfo nell'acqua continuavo a sentirmelo in testa.
(...) la donna non si accorse di me, o almeno credo. (...) Che fosse un bambino non lo capii subito, perchè lo teneva sotto la giacca. Ma poi tirò fuori un fagottino immobile, un bozzolo avvolto in una coperta, neanche fossimo a gennaio. 
Sarebbero bastati cinque o sei passi per raggiungerla, Se mi fossi mossa.
Per un attimo lo resse tra le braccia proprio come fosse un bambino, tenendoselo vicino al viso come per addormentarlo, tra sussurri e colpetti sulla schiena. La coperta gli scivolò dal capo, lasciandomi scorgere un bagliore di pelle. Fu allora che lo buttò dentro. Così, come se niente fosse. Subito dopo il tonfo - nient'altro che un lieve rumore, appena accennato - sollevò il coperchio da terra e lo rimise a posto, con gesti precisi e delicati. Per quanto pesante, allontanandosi non fece scricchiolare neanche un'asse.
Il tonfo non fu tanto il rumore del bimbo che entrava in acqua, quanto il guaito del mio pozzo: sembrava scosso, turbato, nel sapere che dentro di sè c'era qualcosa di atroce. 
Chiedeva il mio aiuto."


martedì 27 ottobre 2015

Stasera in tv "Miele" di Valeria Golino - su Rai 5



Questa sera su Rai 5 alle 21:15 danno un film che vi consiglio di vedere ^_-

E' tratto dal libro di Mauro Covacich, "A nome tuo" - recensione.
Mia  RECENSIONE. del film.

MIELE


2013
Regia: Valeria Golino

Con Jasmine Trinca, Carlo Cecchi, Libero De Rienzo, Vinicio Marchioni, Iaia Forte

Pur lavorando in incognito e con il nome in codice di Miele, la trentaduenne Irene (Jasmine Trinca) è abbastanza conosciuta negli ambienti ospedalieri per la sua propensione ad assistere persone in cerca d'aiuto. Irene, che vive da sola e all'apparenza è una ragazza come tante altre, da tre anni si dedica ad alleviare l'agonia dei malati terminali, stabilendo con loro un rapporto di empatia e aiutandoli a morire. Quando però la contatta Grimaldi (Carlo Cecchi), un settantenne in ottima salute ma stanco di vivere a causa di un male invisibile che gli tormenta l'anima, Irene si ritrova a dover prendere decisioni inaspettate e a cercar risposte che le sconvolgono l'esistenza. (fonte)





Un classico in uscita: SHIRLEY di Charlotte Bronte, dal 19 novembre (Fazi Editore)



Una interessantissima pubblicazione per gli amanti dei classici, da parte di Fazi Editore!

«Non so se hai mai letto libri in inglese. Se è così, allora posso raccomandarti calorosamente Shirley di Currer Bell, autore di un altro romanzo, Jane Eyre. È bello come i dipinti di Millais o Boughton o Herkomer. L’ho trovato a Princenhage e l’ho letto in tre giorni». (Lettera di Vincent Van Gogh al fratello Theo, 15 agosto 1881)


SHIRLEY
di Charlotte Bronte


Fazi Editore
272 pp
16.50 euro
in uscita:
19 NOVEMBRE 2015
Trama

Yorkshire, inizio Ottocento.
Shirley è una giovane donna ricca e caparbia, che si trasferisce nel villaggio in cui ha ereditato un vasto terreno, una casa e la comproprietà di una fabbrica. 
Presto fa amicizia con una ragazza orfana e nullatenente, Caroline, con cui ha davvero poco in comune.
Caroline è innamorata di Robert Moore, imprenditore pieno di debiti, spietato con i dipendenti e determinato a riportare in alto l’onore e la ricchezza della sua famiglia, minati da anni di cattiva gestione. 
Pur invaghito a sua volta della dolce Caroline, Robert sa che non può sposarla a causa delle condizioni di povertà di lei.
Così, mentre una sconsolata Caroline cerca di reprimere i suoi sentimenti per Robert – convinta che non sarà mai ricambiata –, Shirley e le sue terre solleticano le brame di tutti gli scapoli della zona.
Shirley si inserisce nel grande filone del romanzo sociale inglese di inizio Ottocento: i suoi personaggi vivono gli avvenimenti storici dell’epoca – le guerre napoleoniche e le lotte luddiste –, facendo i conti con le contraddizioni del progresso industriale e offrendo spunti di riflessione sul lavoro, sul matrimonio e sulla condizione della donna.
Dopo la riproposta di Villette, continuiamo la pubblicazione dell’opera di Charlotte Brontë con Shirley, capolavoro meno noto. Secondo romanzo dell’autrice dopo Jane Eyre, questo libro ha decretato il defini- tivo passaggio di Shirley da nome maschile a nome tipicamente femminile
.

«Leggiamo Charlotte Brontë non per la squisita osservazione del personaggio, non per la commedia, non per una visione filosofica della vita, ma per la poesia. Probabilmente accade con tutti gli scrittori che, come lei, hanno una personalità travolgente… loro devono solo aprire la porta per farsi sentire. In loro c’è una ferocia indomita perennemente in guerra con l’ordine accettato delle cose». Virginia Woolf

L'autrice.
Charlotte Brontë (Thornton, Yorkshire, 1816 – Haworth, Yorkshire, 1855) è una delle maggiori personalità della letteratura inglese dell’Ottocento. Sorella delle scrittrici Anne ed Emily Brontë, compì studi irregolari e si dedicò all’insegnamento. Il suoi romanzi, dal celebre Jane Eyre al più tardo Villette, ottennero un clamoroso successo che dura tuttora.

“Tragicamente rosso”, la nuova silloge con monologo teatrale di Michela Zanarella (segnalazione)



Cari lettori, in questi momenti desidero porre la vostra attenzione su un'uscita che, diversamente da ciò che di solito presento qui sul blog, non è un romanzo, bensì un'opera teatrale.


ARTeMUSE presenta l’uscita ufficiale di “Tragicamente rosso”, la nuova silloge con monologo teatrale di Michela Zanarella. 

Dario Amadei che ha curato la prima prefazione ha definito  Tragicamente rosso un’opera in sei cantiche (Rosso donna, Rosso Shoah, Rosso mondo, Rosso natura, Rosso follia, Rosso guerra) con monologo teatrale finale. 

Poesia e teatro sono uniti in un progetto editoriale che raccoglie quarantadue poesie ed il testo integrale del monologo, la lirica ‘tragicamente rosso’ è tradotta in spagnolo, inglese, hindi e romeno, a voler rendere universale il dolore e la violenza, perché tutto ruota attorno alla violenza, non solo quella di genere, nel femminicidio purtroppo sempre attuale, ma in una dimensione più profonda, che coinvolge il mondo, la natura, la mente umana, la memoria e la storia. 
E’ una poesia che urla, una poesia di denuncia verso il male che dilaga nella società e continua ad assorbire vite e anime. Non c’è luce questa volta, non c’è spazio nemmeno per gioire. Le brutture del mondo non lo permettono. 

La seconda prefazione è a cura di Vittorio Pavoncello che con attenzione analizza le metamorfosi del colore rosso, associate ad una scrittura che non lascia di certo indifferente il lettore: “il rosso di cui parla la sinfonia di parole di Michela Zanarella, è un rosso che imbratta la vita, è un rosso che fuoriesce da tutte le parti e che dilaga insieme alla violenza che l’ha prodotto.” 

In copertina, da uno scatto di Michele Simolo, l’attrice del monologo Chiara Pavoni. 

“Appesa ad un silenzio
nel precipizio di un amore
tragicamente rosso
cedo e m'adeguo 
alle forme del dolore.
Urlano sensi violati
cellule straziate
invase e crocefisse
in un falso fiorire d'infinito.”


L'autrice.
Michela Zanarella è autrice di poesia, narrativa, testi teatrali, la sua poesia è tradotta in diverse lingue. Collabora con diverse testate giornalistiche e dirige la collana poesia ARTeMUSE.

Occhio al libro: BAGLIORI NEL BUIO di Maria Teresa Steri



Cari amici e lettori, buondì!

Questa mattina desidero segnalarvi il romanzo di una blogger, Maria Teresa di Anime di carta.


BAGLIORI NEL BUIO
di Maria Teresa Steri


Anno di pubblicazione: 2015
Pagine: 374
Prezzo: in promozione a 0,99 € su
amazon e kobo per tutto il mese di Ottobre.
Aveva tentato con tutte le forze di ricacciare in fondo alla coscienza i ricordi di quei due giorni, avvolgendoli in una nebbia indistinta. Con il tempo, le immagini e le parole avevano smesso di tormentarla, i fatti avevano assunto un aspetto sfumato e irreale, ma la consapevolezza di aver causato la morte di Rino continuava a stagliarsi davanti a qualsiasi altro pensiero o emozione. Il rimorso le era strisciato dentro, si era insediato nella sua anima e avvelenava ogni istante della sua vita.

Trama

Disoccupata e intrappolata in una relazione sentimentale senza futuro, Elena vive come sospesa tra passato e presente. 
Non passa giorno senza che i suoi pensieri vadano all’uomo conosciuto due anni prima su Internet, consumata dal senso di colpa per aver provocato la sua morte. Interessarsi di fenomeni paranormali sembrava solo un passatempo innocente, ma ora il terrore che la polizia venga ad arrestarla non le dà tregua. 
E per riappropriarsi della sua vita non le resta che tornare là dove tutto è iniziato, un quartiere che affaccia sulla spiaggia, e provare a far luce sull’accaduto.
Ma chi era davvero l’uomo che ha ucciso? Quale mistero nasconde il luogo della sua morte, il Pozzo del Corvo? E quanto sono fondate le voci che parlano di presenze soprannaturali sul promontorio?
Man mano che la verità viene a galla, un incubo ancora più grande si delinea all’orizzonte, costringendola a fare i conti con le sue paure e ad affrontare nemici che non sospettava di avere.

Versione e-book in vendita su:

Versione cartacea in vendita su:   Amazon.it   


L'autrice
Maria Teresa Steri è nata a Formia nel 1969 e cresciuta a Gaeta. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia, si è trasferita a Roma, dove vive attualmente con mio marito. Ha collaborato come giornalista pubblicista presso la redazione di quotidiani e riviste per la scrittura di articoli, la revisione di testi e l'impaginazione.
Nel 2009 ha pubblicato con Deinotera Editrice il suo primo romanzo, I Custodi del Destino, un thriller esoterico.
Nel 2015 è uscito il secondo romanzo, Bagliori nel buio, un noir sovrannaturale.
Si interessa di scrittura creativa e antroposofia. E' un'appassionata di Hitchcock e i suoi autori di narrativa preferiti sono Ruth Rendell e Robert Sawyer.

lunedì 26 ottobre 2015

In lettura: GITA AL FARO di Virginia Woolf



Ho in lettura il romanzo di Gin Phyllips "La notte ha occhi curiosi", e dopo aver terminato il bel romanzo "L'ultima settimana di settembre" (RECENSIONE) inizierò...


GITA AL FARO
di Virginia Woolf


Ed. Einaudi
trad. A. Nadotti
216 pp
10 eero


«Girandosi, guardò al di là della baia, e laggiú, certo, scivolando a intervalli regolari sulle onde, prima due lampi veloci, poi uno lungo e durevole, c'era la luce del Faro. L'avevano acceso».

Sinossi

1914. La signora Ramsay, serena e materna. Il signor Ramsay, brusco e severo. Insieme a loro, in vacanza sull'isola di Skye, ci sono gli otto figli e una nutrita schiera di amici.
Una sera programmano una gita al Faro.
Per James, il figlio piú piccolo, quel faro lontano rappresenta una meta magica e sconosciuta, un luogo a lungo sognato.
Ma trascorreranno dieci lunghi anni prima che i superstiti della famiglia Ramsay realizzino quel desiderio in una giornata che farà riaffiorare ricordi mai dimenticati e si trasformerà in un ultimo tentativo di riconciliazione.
A partire da un episodio all'apparenza insignificante, Virginia Woolf costruisce un romanzo profondo e straordinario, un viaggio nel cuore di una famiglia, tra conflitti sotterranei, alleanze e tensioni che sopravvivono nel tempo. Un esperimento letterario, un'elegia ai fantasmi dell'infanzia, un caleidoscopio di punti di vista e pensieri che la nuova traduzione di Anna Nadotti restituisce in tutta la sua struggente poesia.

L'autrice.
Woolf, Virginia (nata Stephen). - Scrittrice inglese (n. Londra 1882 - m. suicida nel fiume Ouse 1941). Prestigiosa rappresentante del Bloomsbury Group, fu scrittrice, saggista e critica di forte personalità, che emerse anche nel suo impegno libertario e a volte fuori dagli schemi a favore dei diritti civili e della parità tra i sessi. Tra le sue opere Mrs. Dalloway e To the lighthouse sono forse i suoi capolavori.

Dal 4 novembre: L'UOMO CHE VENIVA DA MESSINA di Silvana Lo Spina (anteprima Giunti)



Un romanzo incentrato sul celebre pittore Antonello da Messina.
E' un genere che mi attira moltissimo; voi che ne pensate? ^_-


L'UOMO CHE VENIVA DA MESSINA
di Silvana Lo Spina


Giunti Editore
352 pp
18 euro
4 NOVEMBRE 2015
Trama

Messina, 1479. Antonello da Messina, il grande pittore siciliano, dopo aver vagato per mesi accompagnato da una bara con dentro una giovane donna, è appena tornato da una Venezia flagellata dalla peste. Sta morendo in casa sua e nel delirio finale, invoca il vecchio maestro Colantonio.
Quel delirio gli farà rivivere gli anni dell'infanzia poverissima e l'incontro con i misteriosi artisti del Trionfo della Morte; lo porterà da una Napoli dominata dai cortigiani, come il Panormita e la bella Lucrezia, alla Roma dei cardinali cialtroni e delle puttane; dalla Mantova del Mantegna, alla Arezzo di Piero della Francesca. 
Da Bruges, dove finalmente scoprirà l'amore e persino il segreto della pittura a olio, a una Venezia che gli darà fama e gloria e l'amicizia coi Bellini.

Il romanzo - scritto in una lingua ora lucida ora appassionata - è anche l'affresco dell'epoca, crudele, affamata di gloria, dove domina l'Angelo della Morte.
Tanti intervengono in questa vicenda, dai familiari meschini e sanguisughe alla nana Nannarella morta per amore nei vicoli di Napoli; dall'aristocratica Volatrice e forse erede al trono di Sicilia, al buffone Cicirello; dai viceré scaltri, ai fanatici frati Osservanti, che scatenano a Messina rivolte contro il malgoverno.

Ma in quei viaggi una sola luce per Antonello: Griet, la figlia bastarda di Van Eych.
E una sola ossessione: la pittura a olio dei fiamminghi.

Un romanzo storico? Un romanzo picaresco e sulfureo? Un romanzo sull'arte o un romanzo sull'amore estremo?
Forse solo un romanzo su un uomo, Antonello, che fece della sua ambizione un'arma, della fame di carne e di femmine un'ossessione, della pittura uno strumento per durare in eterno.

L'autrice.
Silvana La Spina è nata a Padova da madre veneta e padre siciliano. Ha pubblicato il volume di racconti Scirocco (La Tartaruga 1992, premio Chiara) e i romanzi: Morte a Palermo (La Tartaruga 1987, Baldini Castoldi 1999; premio Mondello),L'ultimo treno da Catania (Bompiani 1992),Quando Marte è in Capricorno (Bompiani 1994),Un inganno dei sensi malizioso (Mondadori 1995),L'amante del paradiso (Mondadori 1997),Penelope (La Tartaruga 1998), La creata Antonia (Mondadori 2001). Sempre per Mondadori sono usciti i tre romanzi dedicati alle indagini del commissario Maria Laura Gangemi: Uno sbirro femmina (2007), La bambina pericolosa (2008) e Un cadavere eccellente (2011)
.

NON È UN VENTO AMICO di Vincenzo Zonno (segnalazione romanzo storico)



Come anticipato, proseguono le segnalazioni.
Dall'attualità si passa ad un genere che, chi mi segue e legge lo sa, amo molto: il romanzo storico.


NON È UN VENTO AMICO
di Vincenzo Zonno




Edizioni Vocifuoriscena
Anno: 2015
Pagine: 246
Prezzo: € 15,00



Fingendo di parlarci della Russia, della politica,
dello scontro tra tradizione e modernità,
Zonno ci ha mostrato un vivido spaccato dell’inferno
e l’amore quale unica via d’uscita.

(OLIVIERO CANETTI, Postfazione a 
Non è un vento amico)


Trama

Quando viene strappato dalla sua frivola esistenza sanpietroburghese e inviato in missione in Prussia per ordine dello zar, il tenente Georges Stroganov sa bene che un buono stipendio e la prospettiva di un avanzamento di carriera non riusciranno a togliergli di dosso l’inquietante sensazione che qualcuno stia cercando di manovrarlo per i suoi fini. 
È il 1854: lo zar Nicola è da tempo succeduto a suo fratello, il fanatico Alessandro Romanov, morto in circostanze poco chiare, e lo sterminato impero russo è conteso tra gli anacronistici privilegi dell’aristocrazia e il vento modernista che spira dall’Europa occidentale. 
È in questo delicato frangente che Georges giunge in qualità di console nell’exclave russo di Cypel Koszalin, e trova un ambiente immoto, sospettoso, schiacciato dall’ossessione per il peccato e dal peso dell’ortodossia. 
Una matassa che il tenente dovrà dipanare al più presto, se vuole evitare l’orribile fine del console suo predecessore, la cui carcassa dissanguata porta ben impressa, sulla pelle, l’impronta della mano dell’Angelo dell’Abisso.

L’Autore.
Vincenzo Zonno è un artista di versatile creatività che fa proprie le suggestioni di molteplici ambiti espressivi. Cantante rock negli anni Novanta in diverse band, è poi passato alla danza come interprete, regista, scenografo e curatore delle musiche per la compagnia Yankè Dance Studio. Ha sintetizzato le sue esperienze artistiche in una scrittura indisciplinata che, da un apparente verismo, sfocia in un inaspettato surrealismo. Dopo la sua prima raccolta di racconti Harpo, ha pubblicato altri titoli e Non è un vento amico è il suo primo romanzo storico
.

Dal 21 novembre: CATTIVO INFINITO di Leandro Del Gaudio, con prefazione di Roberto Saviano (segnalazione)


Buongiorno! 
Ho un po' di segnalazioni editoriali da proporvi, quindi iniziamo la giornata!!
Lasciatemi sempre un vostro parere, se vi va!

Dal 21 novembre sarà in libreria il nuovo romanzo-verità su una delle pagine più tragiche della storia italiana.



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DALLA PREFAZIONE DI ROBERTO SAVIANO

«Cattivo infinito è la storia vera, anche se molti preferirebbero non lo fosse, dei tanti Caino cui non siamo disposti a dedicare tempo, che preferiremmo sapere dietro le sbarre, assicurati a una giustizia ingiusta che non riabilita, che non prevede alcun reinserimento, che dimentica. Cattivo infinito è la Napoli che crediamo dall’altra parte, che speriamo di poter escludere dalle nostre vite stringendo gli occhi e facendoli diventare fessure sottili. Cattivo infinito è il cammino dei protagonisti che la cronaca giudiziaria ha prestato alla letteratura. Cattivo infinito, se non ci decidiamo a guardare le cose come stanno, sarà per sempre anche il nostro cammino. Un cammino, come dice Del Gaudio, cattivo e infinito».


CATTIVO INFINITO
di Leandro Del Gaudio

David and Matthaus
Isbn 9788869840463
16.90€
 pp. 170
uscita:
21 NOVEMBRE 2015
«Mi chiamo Fabrizio, faccio il killer. Anzi, ho fatto il killer.Storia semplice, storia comune da queste parti, no? Il fatto è che la mia storia è vera e ve la racconto per un motivo: non possono farmi più niente, non mi possono ammazzare, né mi possono arrestare, non c’è nessun giudice a condannarmi, né in giro ci sono pentiti pronti a raccontare qualcosa del mio passato. In un certo senso li ho fottuti tutti, anzi, in modo più diretto: vi ho fottuti tutti. Sì, ci siete anche voi che leggete storie di mafia e serial killer, che vi riempite la bocca di giustizia e camorra, eroi e mafiosi. Sto qua a fumare una sigaretta, la cosa non mi diverte, ma mi è andata meglio di come è andata a quelli che ho incontrato sul mio cammino. Cammino cattivo e, come vedete, non ancora concluso: cammino cattivo e infinito». 

Napoli, 2013. Fabrizio rientra in Italia dopo una lunga latitanza in
Francia. Ha trascorso anni a fuggire dalla giustizia italiana, quando
scopre che non gli stanno dando più la caccia da tempo. 
Ma com’è possibile che un ex killer del clan Mariano, potente gruppo camorrista a capo della criminalità organizzata di Napoli, non sia più un ricercato?

Napoli, anni ’80. Fabrizio è un giovane attraente, ama le donne, il lusso, la bella vita. 
Uccide su comando di Ciro Mariano, in fondo la morte non lo ha mai spaventato, né la sua né quella degli altri. Vive la sua prima condanna per rapina a mano armata come un successo personale, da quel momento sa che il suo nome farà notizia. Da allora gli arresti, le fughe e la pena definitiva a 25 anni. 
È già a metà della condanna quando è convinto di avere chiuso i conti con la camorra e si sente pronto a una vita diversa: in carcere frequenta un corso di teatro e si innamora della sua professoressa. 

Ma non sa che i nemici di un tempo stanno tessendo una trama ben ordita alle sue spalle e sono pronti a ricordargli che un passato ingombrante come il suo non si può seppellire…

Con uno stile incalzante e a tratti ironico, proprio del giornalismo, in Cattivo infinito Leandro del Gaudio ricostruisce la vera storia di un ex killer dei Mariano, uno dei più potenti gruppi camorristici degli anni Ottanta. A fare da sfondo la città di Napoli, quella del calcio champagne e di Maradona, dei pizzini, del lotto clandestino, della faida tra clan e scissionisti per la conquista dei Quartieri Spagnoli, della malagiustizia italiana.

Raccontata in prima persona, la vicenda è ricostruita con perizia documentaria sulla base di lunghe interviste rilasciate dallo stesso protagonista all’autore, di atti giudiziari e sintesi giornalistiche. 
Un romanzo che coinvolge e sconvolge, in cui la trama emerge grazie all’alternanza delle voci dei tre protagonisti – oltre a Fabrizio, l’avvocato Omissis e il faccendiere legato alle coop di ex-detenuti Emanuele – e prende vita da dentro gli occhi di chi la vive, con azioni, impressioni ed emozioni che progressivamente si propongono, si richiamano e si attestano.

L'autore.
LEANDRO DEL GAUDIO (Napoli, classe 1970) è giornalista per Il Mattino, dove si occupa di cronaca giudiziaria e cronaca nera. È autore e conduttore del programma televisivo “Verità Imperfette”, dedicato
ai retroscena inediti di inchieste a Napoli, e conduce “Cold case”, rubrica sulla web tv del Mattino che indaga i rapporti tra politica e camorra e le zone d’ombra nelle indagini su delitti. Nel 2011 una giuria formata da esponenti del Consiglio Regionale, dai vertici campani dell’Ordine dei Giornalisti e dalla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli gli riconosce il Premio Giornalismo Anticamorra.
Dal 2014 è impegnato nel progetto di formazione nelle scuole di Napoli “Emergenza ambientale e etica della scrittura”, patrocinato dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione e dal Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, con l’obiettivo di sensibilizzare le nuove generazioni a una maggiore responsabilità etica
e morale nei confronti dell’ambiente e della cittadinanza. Sempre nel 2014 pubblica insieme al collega Gerardo Ausiello il libro inchiesta Dentro la terra dei fuochi, distribuito in allegato con Il Mattino.
Cattivo Infinito è il suo primo romanzo. 

domenica 25 ottobre 2015

Anteprima libri: uscite del 3 - 5 -10 novembre



Diamo un'occhiata a qualche anteprima, tanto per orientare il nostro portafoglio ^_^


  • Un attimo prima della felicità: è un romanzo che racchiude emozioni in ogni pagina e parte da un'esperienza realmente vissuta da Agnès Ledig, ha vinto il Prix Maison de la Presse nel 2013 e ha avuto in Francia un grande successo di pubblico, con oltre centocinquantamila copie vendute.
  • Un esordio che ha conquistato l’America e ha scalato la classifica del “New York Times”, vendendo più di 100.000 copie nel primo mese, La ragazza più fortunata del mondo è un romanzo che trascina senza scampo e che lascia il lettore con il dubbio che la propria identità sia solo un sofisticato artificio della mente.
  • Chirù di Michela Murgia: la particolare relazione tra una donna 40enne e un giovane molto più piccolo, al quale l'Autrice ha pensato di dare un mese di vita virtuale - prima di ingabbiarlo tra le pagine del libro - creando una pagina su Facebook a nome di Chirù Casti (QUI).


QUALCOSA VI ATTIRA?

UN ATTIMO PRIMA DELLA FELICITA'
di Agnès Ledig


Ed. Mondadori
264 pp
uscita:
3 NOVEMBRE 2015 (?)
Trama

È da tanto che Julie non crede più alle fiabe. 
A vent'anni è cassiera in un supermercato e fa una vita di grandi sacrifici per poter mantenere da sola il suo bambino Lulu, che lei adora. 
Eppure, un giorno in cui è particolarmente demoralizzata, succede un fatto imprevisto e il destino le tende una mano. Paul, un cliente del negozio, la vede e, colpito dal suo sconforto e attratto dalla sua freschezza e dalla sua fragilità, decide generosamente di aiutarla e la invita a trascorrere qualche giorno di vacanza nella sua bella casa sul mare in Bretagna. Per Julie è un sogno che si realizza, poiché non si è mai allontanata dalla sua città, e per il piccolo adorabile Lulu la scoperta di un nuovo mondo… Ma sulla via del ritorno a casa le loro vite cambieranno per sempre.

Scritto con grande sensibilità, Un attimo prima della felicità è animato da una voce femminile sincera e autentica ed è un vero inno alla speranza e alla voglia di farcela contro le avversità della vita. "Ho scritto questo libro per fare del bene alla gente che ne ha bisogno" dice l'autrice, che ha la capacità di comunicare al lettore una straordinaria energia positiva, facendolo passare dalle lacrime al sorriso.

L'autrice.
Agnès Ledig, quarant'anni, ostetrica in Alsazia, scopre di avere il dono della scrittura quando nel 2005 inizia a scrivere una sorta di diario durante la malattia di suo figlio, morto di leucemia. Nel 2011 pubblica il suo primo romanzo, Marie d'en haut, per un piccolo editore e riceve il premio Coup De Coeur delle lettrici di "Femme Actuelle". Un attimo prima della felicità è il suo secondo romanzo
.


Recensione film: IO CHE AMO SOLO TE di Marco Ponti



L'avevo già detto dalla prima volta che ne avevo letto notizia in web: nel momento in cui "Io che amo solo te" (RECENSIONE) fosse stato al cinema, io sarei andata di certo a vederlo, perchè non solo il libro mi era piaciuto, ma anche il cast mi attirava moltissimo.

Ed infatti ieri sera sono stata a vedere il film di Marco Ponti tratto dall'omonimo romanzo di Luca Bianchini:

IO CHE AMO SOLO TE


ATTUALMENTE
IN PROGRAMMAZIONE


Il film racconta la storia di Ninella, cinquant'anni e un grande amore, don Mimì, con cui non si è potuta sposare. Ma il destino le fa un regalo inaspettato: sua figlia Chiara si fidanza proprio con Damiano, il figlio dell'uomo che ha sempre sognato, e i due ragazzi decidono di convolare a nozze.
Il matrimonio di Chiara e Damiano si trasforma così in un vero e proprio evento per Polignano a Mare, paese bianco e arroccato di uno degli angoli più magici della Puglia. 
Gli occhi dei 287 invitati non saranno puntati solo sugli sposi, ma sui loro genitori, la cui antica passione è un vulcano solo temporaneamente spento. 
A sorvegliare la situazione ci sarà comunque la futura suocera di Chiara, incaricata di gestire una festa di matrimonio preparata da mesi.


Chi si è sposato, ed ha avuto la difficile (seppur bella) incombenza di organizzare un matrimonio, lo sa: c'è sempre qualche ospite indesiderato che si intrufola all'ultimo momento. E che sei costretto ad accettare immancabilmente.

Al matrimonio di Damiamo (Riccardo Scamarcio) e Chiara (Laura Chiatti), una bella coppia di Polignano a Mare, il primo ospite non voluto si presenta il giorno prima delle nozze, mandando in crisi l'agitata sposina: il maestrale.
E io che mi sono spostata in un giorno in cui tirava un vento che pareva stesse per passare Patricia, ve lo confermo: il vento è fastidioso, eh, soprattutto per le foto e se organizzi qualcosa all'aperto *.

Come se non bastasse, a complicare le cose ci si mette un prete malaticcio (Uccio De Santis) e una cantante che, a causa di un'improvvisa laringite, dà forfait.
Credete che le complicazioni siano finite per Chiara?
Macchè, un altro ospite imprevisto si presenta: zio Franco (il fratello di mamma Ninella), uscito recentemente di galera.
Franco.., che fu in un certo qual modo la causa dell'infelicità per la povera Ninella (Maria Pia Calzone).

Eh sì perchè Ninella ha avuto un solo grande amore nella sua vita: Domenico Scagliusi, meglio conosciuto come don Mimì (Michele Placido) e il loro è stato un amore non vissuto completamente, ma troncato proprio quando sarebbe stato giusto e bello viverlo.

Sono passati ormai degli anni, tanto don Mimì quanto Ninella si sono rifatti una vita: il primo con l'altera e tutta d'un pezzo Matilde, con cui ha avuto due figli, Damiano e Orlando; la seconda si è anche lei sposata (attualmente vedova) ed è la mamma di Chiara e Nancy.

La fiamma del sentimento era così forte e ardente che non s'è ancora spenta, nonostante il tempo sia passato lasciando dietro di sè delusione, amarezza, qualche pizzico di infelicità e nostalgia, che però don Mimì e Ninella devono tenere ben lontani ancor di più adesso che i loro figli stanno per unirsi in matrimonio.

Il giorno prima del matrimonio è sempre uno stress assicurato, che non di rado si accompagna a dubbi, paure, tensioni, nervosismi, e Damiano e Chiara li vivranno tutti, insieme alle loro rispettive famiglie, che per ovvie ragioni non hanno un rapporto idilliaco.

A dar problemi è principalmente la cara Matilde, soprannominata simpaticamente First Lady, perfettina e prepotente, che ha da ridire su tutto, abito da sposa compreso.
Ma forse Matilde è solo una donna tristemente consapevole di essere sempre stata all'ombra di un'altra donna, l'unica davvero amata dal marito.

Il film dà spazio non soltanto alle vicende divertenti e a volte anche commoventi di queste due coppie - l'una che non ha coronato il proprio sogno d'amore e l'altra che sta per farlo - e delle persone coinvolte (dal parrucchiere estroso e isterico alla zia un po' petulante venuta da Pinerolo, alla vicina di casa impicciona che sa tutto quel che succede in casa tua), ma soprattutto a come vivono il grande giorno i personaggi, con particolare attenzione ai quattro protagonisti.

Ninella sospira al pensiero di ciò che sarebbe potuto essere e non è stato; don Mimì cerca di bruciare il passato senza riuscirci, anzi il rischio è che a bruciare sia lui (d'amore).

E mentre i genitori si lasciano andare ad una nostalgica malinconia, i promessi sposi vivono la vigilia con apprensione e in uno stato di "leggera" confusione.

Un po' fessacchiotto e molto insicuro, da tutti in paese considerato il classico figlio di papà (che si ritrova erede di una fortuna che non si è sudato), Damiano sembra non preoccuparsi degli aspetti pratici del matrimonio, quanto piuttosto di tutti quei pensieri che gli affollano la mente circa la necessità di sposarsi "per forza" (di "sistemarsi") con la fidanzata Chiara.

Chiara è più posata, tranquilla, sembrerebbe più convinta del fidanzato di convolare a nozze, eppure... anche lei vivrà il suo momento di insicurezza e dubbio.

Damiano e Chiara hanno più timori e perplessità di quanto non riescano a confessarsi, ed entrambi prenderanno degli scivoloni (più o meno "piccoli"...) che potrebbero rischiare di mandare all'aria tutto.
Ma tranquilli, il grande giorno arriva e tutti son pronti a partecipare al matrimonio dell'anno, al quale partecipano un  sacco di invitati, sindaco compreso.

Filerà tutto liscio e senza complicazioni?

Beh, proprio tutto liscio magari no, ma chissà che tutti i vari inconvenienti non siano più superabili di quanto sembrino...!

Tutta l'agitazione si concentra in questo giorno che dovrebbe essere meraviglioso per tutti, sposi in primis, e forse - nonostante qualche ballo romantico, strappalacrime e forse proprio per questo "audace", e qualche confessione compromettente - Damiano e Chiara prenderanno più consapevolezza dell'amore che li unisce e di quanto siano importanti l'uno per l'altra.

E don Mimì e Ninella? 
A questa domanda non rispondo, però vi dico che guardandoli, mi è balzata alla mente un passaggio della celebre e bella canzone di Antonello Venditti: "Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano, amori indivisibili, indissolubili, inseparabili".

Una commedia brillante, vivace, molto piacevole, improntata in special modo sull'ironia, sui momenti spassosi - frutto degli equivoci e delle vicende simpatiche che vedono coinvolti tanti personaggi, con i loro caratteri così ben tratteggiati (in alcuni casi, volutamente "esagerati", come nel caso del simpatico parrucchiere Pascal), dell'uso della cadenza e del dialetto pugliese ** - ma non priva di momenti più profondi, come ad es. quelli relativi al rapporto padre-figlio (Damiano-don Mimì-Orlando) o alla coraggiosa decisione di andare contro i pregiudizi di una piccola realtà meridionale pur di sentirsi liberi di essere se stessi.

La location è caratteristica e splendida (non ci sarebbe neanche bisogno di dirlo ma, da pugliese, lo faccio ugualmente) e anche gli occhi vengono ripagati facendo un giro per le vie e sulle rive di una bellissima Polignano; credo non sia un mistero (e spero quindi di non incorrere nello spoiler ) la partecipazione di Alessandra Amoroso nelle sue vesti di cantante che interpreta, con l'intensità che le appartiene, la meravigliosa canzone di Sergio Endrigo "Io che amo solo te", la quale non solo dà il titolo al libro e al film, ma crea pathos ed emozione in quella che è la scena clou.

Un film, quello di Marco Ponti, che racconta l'amore, con una vena ironica e romantica insieme; la Chiatti sempre deliziosa, Maria Pia Calzone per me ha smesso di essere la tostissima donna Imma *** per diventare una donna sensuale e innamorata, e poi sempre bravissimi Placido e Scamarcio, con il loro essere assolutamente a proprio agio nei panni di pugliesi Doc quali sono.

Non so se si intuisce che ne consiglio la visione!!


* Chiara, hai la mia comprensione 
** grazie Placido per aver mantenuto la tua "foggianità" ("c t'agghia dic' "   )!!
*** per chi non lo sapesse: personaggio della serie Gomorra.  


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Recensione: L'ULTIMA SETTIMANA DI SETTEMBRE di Lorenzo Licalzi



Un romanzo che mi ha fatto sorridere e commuovere; un inno alla vita che vi conquisterà.


L'ULTIMA SETTIMANA DI SETTEMBRE
di Lorenzo Licalzi


Ed. Rizzoli
316 pp
18 euro
Agosto 2015
INFO
"Mi sono tirato su dal letto alle sette. Appena ho posato i piedi per terra il primo pensiero è stato: “Oggi è il giorno della mia morte”. È privilegio di pochi conoscerne la data, sarebbe stato meglio (o peggio) saperlo cinquant’anni fa, se non altro avrei saputo che mi restavano ancora cinquant’anni da vivere, ora è un po’ tardi. In ogni caso l’idea di morire l’ultima settimana di settembre mi piaceva, ha un non so che di nostalgico, direi quasi di letterario. E poi morire in autunno è troppo triste, in piena estate troppo caldo, in inverno troppo freddo, l’ideale sarebbe stata la primavera, ma sarebbe troppo faticoso arrivarci. È incredibile, ognivolta che facevo una cosa non potevo fare a meno di pensare: “È l’ultima volta che compio questo gesto”. È l’ultima volta che mi lavo i denti, la faccia, che mi faccio la barba (se si può, sempre farsi la barba prima di morire, è una questione di rispetto, e poi si evita che te la facciano da morto, che è una cosa tristissima, per chi la fa, ma anche per chi se la fa fare). Fare una cosa per l’ultima volta, sapendolo prima, ha un non so che di epico. Ogni gesto acquista un valore speciale."


E' così: l'ottantenne Pietro Rinaldi ha deciso di morire. Possibilmente prima che finisca il mese di settembre; del resto, cos'ha da aspettare ancora?

Pietro è uno scrittore ormai in pensione; i suoi romanzi - che rispecchiano appieno la sua personalità pessimista e un tantino asociale, il suo modo di parlare così caustico, senza filtri e spesso privo di sensibilità - hanno avuto un discreto successo, ma da tempo Pietro ha smesso di scrivere e ha mandato tutti a quel paese, molto gentilmente (fans, lettori, critici...).

E' un tipo molto intelligente, acuto, sarcastico, indisponente, scorbutico, insofferente a tutto e tutti, sboccato nell'esprimersi, poco socievole (anche con i familiari).
Ed è terribilmente solo.
Da quando è rimasto vedovo della sua amata Sara, i difetti caratteriali si sono accentuati; docile e mansueto non lo è mai stato, eh, e i suoi romanzi lo testimoniano: sempre così critico verso tutti, senza peli sulla lingua nel giudicare gli altri con pochi ma essenziali aggettivi, sempre pronto a mandare al paese di Pulcinella tutti quelli che gli "stanno sul..."  (e non sono mica pochi!): insomma, Pietro non si è mai distinto per la dolcezza di carattere e di parola, eppure sin dalle prime battute ci sentiamo terribilmente attratti da questo protagonista strambo, facilmente irritabile, capace di guardare e descrivere fatti e persone con uno humor "nero" irresistibile, con una tale onestà e lucidità, con una tale sicurezza nei giudizi (negativi e un po' pessimisti), da rendercelo simpatico.

Pietro, ma davvero vuoi farla finita?

Leonberger 
incrocio tra San Bernardo, Terranova 
e il Cane da Montagna dei Pirenei.
Il lettore legge col sorriso la disamina che l'aspirante suicida dà della propria vita attuale e, ancor di più, della difficile scelta del metodo giusto per andare ad incontrare il Creatore.
Beh, non che creda che esista un dio, ma dovesse esserci, minimo minimo lo manda all'inferno appena lo vede.

Pensa e ripensa a come morire, i giorni passano; vero è che, proprio quando si è deciso a optare per l'assunzione massiccia di una serie di pillole micidiali, in un mix che condurrebbe alla morte chiunque, ecco che suonano alla porta.
Sempre loro, i Testimoni di Geova, capaci di bussare alla porta nei momenti meno opportuni, pensa il nostro.
E invece no!! E' la sua cara ed unica figlia, Roberta, venuta dal padre per chiedergli un favore.

Roberta è una donna dolce, calma, paziente, bella, un'ottima moglie e madre, di certo anche una brava e premurosa figlia, che cerca come può di star dietro a quell'estroso e orso di padre che si ritrova, dal quale avrebbe forse desiderato più comprensione e meno disapprovazione (silenziosa, non espressa verbalmente ma... quanto contano e pesano gli sguardi, i silenzi, l'indifferenza!), ma così non è stato... e ormai è tardi per recriminare.

Però un favore glielo può fare, accidenti! Deve solo far compagnia al quasi sconosciuto nipotino 15enne, Diego, e badare al cane di famiglia, l'incrocio tra un terranova e un San Bernardo, Sid (il nome alla grossa belva glielo ha dato proprio Pietro, per scherzo, si capisce, perchè fosse per lui dovrebbero fare una legge in cui ai cani si deve mettere obbligatoriamente un unico nome: Fido), dall'aspetto e dalla taglia non proprio rassicuranti.

Per quanto tempo? Mah, pochi giorni, caro paparino. Pochi giorni in cui ti ritroverai finalmente a trascorrere un po' di tempo con tuo nipote, che non vedi da troppi anni, e col quale non hai mai scambiato delle illuminanti quattro chiacchiere.

Che dici, Pietro, si può fare?
Poco convinto ma rassegnato, il papà dice di sì, anche perchè Roberta e il marito Fabio devono per forza partire alla volta di Parigi per il funerale della mamma di lui.

Quando si ritrova dentro casa un adolescente taciturno e un po' smarrito, e un cagnone vivace e potenziale combinaguai, Pietro sente addosso un grande disagio ed imbarazzo nel gestire la situazione che di solito non appartiene a un tipo sveglio e pronto di parola come lui; per non parlare del fatto che ha dovuto rimandare il suicidio, il che proprio non gli va bene, ma ormai il danno è fatto.

Ma la sensazione di imbarazzo che prova non è davvero nulla in confronto al macigno di dolore che cadrà addosso a lui e Diego dopo poche ore.

Una telefonata... e il mondo crolla sulle spalle di un 80enne che in cuor suo aveva già smesso di vivere.
Ecco, forse il dolore costituisce la motivazione più efficace per tirare finalmente le cuoia.

Che fare? Roberta gli ha affidato Diego, non può certo abbandonarlo...

Il dolore che Pietro è costretto a vivere è di quelli per i quali la lingua umana non ha ancora neanche creato un termine per descriverne la condizione.

L'unica soluzione per dimostrare a se stesso di essere un vecchio ancora responsabile e in grado di prendersi cura del nipote è intraprendere con lui un viaggetto da Genova  fino a Roma, col quale sistemerà tutto il caos che s'è creato all'improvviso.

Ed è così, che "in groppa" alla Dea - una Citroën DS Pallas decapottabile su cui sembra di volare - i tre partono alla volta della capitale, dove Pietro potrà "risolvere" la situazione di Diego e Sid, e tornare alla propria non-vita, dove ad aspettarlo c'è sempre la mai abbandonata prospettiva del suicidio.

Ma il viaggio sulla Dea - la macchina della felicità, come la chiamava Sara - si rivelerà il più bello ed importante viaggio della vita di nonno e nipote. Beh, anche di Sid, già che c'è.

Un viaggio costellato da silenzi, qualche parole buttata giù ancora nell'imbarazzo di chi sta provando a conoscersi meglio; imbarazzo che adesso si è unito al peso di una sofferenza immensa, che li segnerà per sempre ma che potrebbe diventare anche l'occasione per unirli, dando loro l'opportunità di avvicinarsi, di apprezzarsi, di volersi bene e di dimostrarselo.

Diego è un adolescente intelligente come il nonno, ed ha la calma di Roberta, la capacità di vivere ed affrontare anche eventi terribili con una forza che il nonno non immaginava.
E dalla quale c'è solo da imparare.

Pietro non ha più voglia di vivere mentre Diego ha tutta una vita davanti; per entrambi nulla sarà più come prima perchè il dolore è entrato improvvisamente e con prepotenza nella loro vita, e c'è solo da decidere se girargli le spalle con rassegnazione e tristezza, o affrontarlo a muso duro.
Magari insieme, chè si è più forti. E poi c'è sempre Sid, pronto a saltarti addosso con pericoloso entusiasmo, e scusate se è poco.

Pietro, devi solo convincertene: da soli si muore.

Un'avventura on the road, di quelle capaci di cambiare la vita e la prospettiva ai propri protagonisti, ma in un certo senso anche al lettore, cui sembra di essere nella decappottabile insieme ai tre esilaranti viaggiatori, e insieme a lui si ritrova a vivere quest'esperienza indimenticabile, dalla quale i protagonisti usciranno "diversi", più consapevoli di cosa vogliono dalla vita.
Anche un 80enne può ancora scegliere cosa volere dai giorni che gli restano, e Pietro dovrà fare questa scelta, scoprendo la gioia di vivere grazie ad un nipote che sta attraversando il periodo peggiore della propria vita, in cui ha più bisogno di avere accanto chi gli vuol bene.

Un romanzo che diverte moltissimo per le tante gag presenti, a motivo del caratteraccio sfacciato e irritante di Pietro - il lupo perde il pelo ma non il vizio - e di quello più entusiasta ed educato di Diego, e anche a motivo delle marachelle di Sid; uno stile e un ritmo briosi, vivaci, una vena ironica e spassosa che prende il lettore, lo fa sorridere, ma non mancheranno i passaggi tristi e commoventi, in cui il carattere spigoloso e la lingua mordace del nostro vengono addolciti da un'onda di belle ed inaspettate emozioni, che potrebbero essere l'unico vero antidoto alla sua voglia di morire.

Davvero un bel libro, mi sono gustata la lettura pagina dopo pagina perchè l'autore riesce ad essere divertente e profondo, con momenti comici mescolati ad altri in cui si scava nel cuore di un personaggio che per temperamento ricorda Barney (quello della versione) ma che, rispetto a lui, onestamente io ho trovato di gran lunga più simpatico!

Lo consiglio assolutamente. Datevi l'opportunità di leggerlo, secondo me non ve ne pentirete!!!
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