sabato 15 agosto 2015

Recensione: MANSFIELD PARK di Jane Austen



E' finitooooooooooooo!!
Ho finito l'eterno Mansfield Park!!

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Fanny è forse la più singolare delle eroine austeniane incontrate da me fino a questo punto - avendo letto RAGIONE E SENTIMENTO, ORGOGLIO E PREGIUDIZIO, L'ABBAZIA DI NORTHANGER.
In che senso?

Perchè bene o male le altre fanciulle sono più attive, vivaci, soprattutto Marianne e Lizzy, non se ne stanno propriamente con le mani in mano a guardare come si svolgono gli avvenimenti, ma ne prendono parte anche loro.
Fanny Price no...

Quando giunge in casa dello zio Sir Thomas Berthram, Fanny è ancora una bambina e la sua nuova famiglia ha deciso di prenderla con sè per educarla e fare di lei una signorina fine ed elegante, cosa che non potrebbe diventare stando a casa di Mr Price, un individuo non cattivo (lo conosceremo verso la fine del romanzo) ma senz'altro rozzo e un po' egoista.
Certo, tutti in casa, da Lady Berthram alle due belle e fini figliole - Maria e Julia - dubitano fortemente che la gracile, malaticcia e insignificante nipote/cugina possa mai fiorire davvero e diventare un buon partito, ma intanto ci si prova a "raddrizzarla".
L'unico membro della famiglia che nutre da subito un sincero affetto per lei, guardandola con comprensione, parlandole con dolcezza, incoraggiandola come meglio può, è il cugino Edmund.
Tra i due negli anni si svilupperà un affetto e un'amicizia che li accompagnerà in tutto lo svolgersi degli eventi e che sarà fonte di consolazione per tutti e due nei momenti no.

Crescendo, Fanny si rivela una ragazza molto educata, umile, silenziosa, timida, insicura e bisognosa di incoraggiamenti; tende ad isolarsi e a non essere molto espansiva in presenza di estranei, eppure riesce ad entrare nelle grazie di una giovane tanto bella quanto scaltra: Lady Mary Crawford.
Lei e la famiglia, compreso il fratello Henry, frequentano molto Mansfield Park e Fanny nota immediatamente che tra il suo adorato e buon Edmund e la signorina Crawford c'è una certa simpatia.

Edmund toglie a Fanny ogni dubbio in merito, dicendole che vede bene la giovane come sua futura moglie e prova per lei dei sentimenti.
E Lady Crawford, come vede Edmund, che vuol fare carriera in ambito ecclesiastico?

Lady Crawford in fondo non è un'ipocrita e non nasconde il suo carattere, il suo amore per lusso, soldi e divertimenti, uniti al desiderio di fare un matrimonio in cui il futuro sposo faccia una carriera di tutto rispetto, che non abbia nulla a che fare con le parrocchie e i sermoni...
Eppure Fanny sa che a Mary piace molto Edmund.

Riusciranno i due ad andare oltre le loro diversità caratteriale e le diverse ambizioni a favore di un matrimonio che sembra scontato per tutti?

Intanto, sempre seduta ad un angolo di una stanza, pronta ad ascoltare il chiacchiericcio altrui e a dispensare sorrisi placidi e parole gentili, c'è lei, Fanny, che col tempo dovrà fare i conti con una richiesta di matrimonio da colui che mai vorrebbe accanto, e con dei sentimenti che stanno nascendo e rafforzandosi nel suo cuore e che sono indirizzati verso l'unico uomo che l'abbia mai compresa, e al quale va tutto il suo sincero ed ingenuo affetto...

Quale amore vincerà? Quello un po' volubile e frivolo di Mary Crawford o quello onesto, silenzioso e maturo di Fanny  Price? Con quali occhi il confuso ma sincero Edmund guarda l'una e l'altra?

Mansfield Park è un romanzo che parte in modo davvero moooolto lento per i miei gusti; fiumi di parole, dialoghi, scene... che per me rendono buona parte del libro, ahimè, poco allettante e tendente al noioso.
Due terzi del libro scorrono a fatica e bisogna aspettare parecchi capitoli prima di arrivare a qualcosa di più interessante, che vede il precipitarsi degli eventi verso un finale che soddisfa praticamente sempre il lettore.

Vero è che, a ben pensarci, questa è la tecnica che mi pare Jane utilizzi sempre: presentarci la situazione iniziale del personaggio, il suo modo di essere, pensare, parlare..., l'ambiente in cui si trova, per poi soffermarsi abbondantemente su riunioni di famiglia, chiacchiere spesso sciocche e frivole, giochi fatti in casa per passare il tempo, passeggiate in cui si continua a parlare e parlare..., per poi concentrare "il grosso" degli eventi quando avevi appena maturato l'idea di mettere il libro in stand-by.

C'è anche da dire che tutta la parte lunga centrale non è necessariamente inutile se pensiamo che i vari personaggi rivelano la propria natura, il lettore si fa un'idea su tutto e decide, tramite i pareri velati e ironici (l'ironia sottil e sempre deliziosa dell'Autrice) chi è simpatico e chi non lo è, chi è intelligente e chi è un po' stupidino.
Inoltre, in questo romanzo ho notato che era meno presente e pressante il pensieri - da parte dei personaggi femminili - di accasarsi con un uomo avente una bella rendita; piuttosto si sente forse in modo più deciso la condanna della Austen a certi modi di fare scorretti e frivoli, agli atteggiamenti indolenti di certi genitori verso i figli.
E anche Fanny, che è la protagonista, non mi è apparsa come una vera e propria eroina per la maggior parte del romanzo, perchè troppo timida ed impacciata, silenziosa..., ma è pur vero che la pazienza è la virtù dei forti... e la Austen non deluderà nè la sua protagonista nè i suoi lettori.

Non  potrei mai dare un giudizio negativo alla mia cara Jane - ci mancherebbe! Se anche per assurdo non mi piacesse la storia di un suo libro, ne salverei comunque i personaggi principali e il loro modo di rapportarsi e le dinamiche che si creano -  ma consiglio la lettura principalmente a chi ama il genere.

BUON FERRAGOSTO!!!

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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