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lunedì 18 agosto 2014

Recensione "GiroDiVita" di Alessio Rega




Ed eccoci alla recensione di oggi e ringrazio l'Autore per avermi fatto dono di una copia del suo romanzo.


GiroDiVita
di Alessio Rega

Adda Edizioni
15 euro
Trama

Gabriele ha 18 anni, vive a Bari con la madre e la sorella.
La sua vita si divide tra la scuola, gli amici e soprattutto Chiara, una compagna di classe con la quale instaura un non ben definito rapporto di amicizia.
Proprio questo legame dai contorni così astratti rappresenta per Gabriele la prima grande delusione.
La rottura con il miglior amico Giulio e il sempre più difficile rapporto con la madre sono altri motivi che spingono
Gabriele a lasciare Bari per trasferirsi a Milano dove si ricongiunge con il padre.
Dopo un lungo periodo trascorso nel capoluogo lombardo, ritorna per motivi di lavoro nella sua città natale dove si ritrova ad affrontare il suo passato e le situazioni che aveva lasciato in sospeso.
Ai successi professionali non corrisponde tuttavia una completa maturazione emotiva e sentimentale.
Infatti ancora una volta le sue aspettative rischiano di essere disattese a causa di una bella ragazza...
Questo nuovo fallimento lo spinge a interrogarsi su i suoi errori, permettendogli di affrontarli nonché di riconciliarsi con Giulio.
E quando inaspettatamente gli si presenta una nuova e prestigiosa opportunità lavorativa, nella vita di Gabriele irrompe nuovamente una persona per lui molto importante...



il mio pensiero

Gabriele è un ragazzo pugliese a un passo dal diploma; la sua vita scorre come quella di tutti i suoi coetanei: va a scuola, ha degli amici più stretti con cui condivide risate, scherzi e tra i quali spicca l'amicizia con Giulio, più estroverso e capace di attirare l'attenzione delle ragazze rispetto a lui.
Il nostro protagonista vive con la mamma e la sorellina Martina e con la prima ha un rapporto conflittuale, frutto di un malessere covato da Gabriele in seguito alla separazione dei suoi genitori e che ha portato il padre lontano da Bari, a Milano; una separazione, quindi, non solo geografica, ma anche inevitabilmente affettiva, perchè stare insieme diventa più difficile.
Dalle prime pagine (narrate in prima persona) capiamo subito che Gabriele è un ragazzo sensibile, che si fa un sacco di domande, che osserva cose e persone attorno a sè con il desiderio di comprendere i significati e il valore di ciò che lo circonda.

E' un'anima in pena, tormentata da mille dubbi, mille paturnie, non privo di una certa insicurezza caratteriale che lo fa sentire sempre inadeguato, un pesce fuor d'acqua, con chiunque e ovunque.
Gabriele sembra essere sempre insoddisfatto e a disagio, che sia a casa con la madre, a scuola in presenza dei professori (molti dei quali giudica negativamente e secondo stereotipi tipici dell'età), con i compagni - che ai suoi occhi paiono più felici e spensierati - e soprattutto con le ragazze.
Fa tenerezza il suo costante imbarazzo di fronte alle compagne ed in particolare con Chiara, una ragazza vivace e sicura di sè con la quale stabilisce un legame d'amicizia che però, col passare del tempo, sfocerà in una sorta di "friend zone" dai confini indefinibili: i due si piacciono, è evidente, sono attratti l'uno dall'altra... eppure non riescono a varcare quel confine che divide l'amicizia dall'amore.
Questa incertezza e indefinibilità non giova ad una personalità già complessa e "problematica" come quella di Gabri, la cui mente è sempre coinvolta in un vortice di pensieri, propri di chi non cessa di farsi domande su di sè, sulla vita, sulle proprie aspettative, sui propri sogni....

Gabri ha una natura molto introspettiva - che poi caratterizza tutta la narrazione - e lo vedremo, pagina dopo pagina, alla continua (a volte ossessiva) ricerca di qualcosa che dia senso ed ordine alla propria vita, di punti di riferimento cui aggrapparsi.
Ci saranno aspetti della propria esistenza che egli riuscirà a collocare in modo giusto, persone con le quali riuscirà a "riconciliarsi" (e che lo aiuteranno a trovare un po'di pace con/in se stesso), come il padre o l'amico Giulio.

Ci vorranno anni, sarà inevitabile il distacco dalla famiglia e dalla propria terra, dai propri amici, per tentare di trovare un po' di serenità interiore ma l'assumersi le proprie responsabilità e l'andar via dal nido familiare saranno di certo uno stimolo a crescere, a placare i propri tormenti e le proprie insoddisfazioni, dando una direzione alla propria esistenza.
Il lavoro costituirà proprio un punto di forza per Gabriele, per la sua autostima e il desiderio di realizzarsi in ciò che ama e sa fare bene.
Ma la terra natia lo chiama e sopo 7 anni lontano da Bari, dalla famiglia e dagli amici, Gabriele ritorna.
E ritorna apparentemente poco cambiato, nel senso che, come lettrice, l'ho trovato sempre con gli stessi timori, le stesse indefinite angosce, quel senso di inquietudine per non aver chiuso dei cerchi che andavano chiusi, per non aver pareggiato conti che gli son rimasti sospesi nel cuore e nella mente, e che non gli hanno permesso di trovare la giusta serenità e soddisfazione nella sua nuova vita di giovane uomo indipendente.

Dal punto di vista emotivo e psicologico, Gabriele resta ancora quell'adolescente inquieto e infelice, che - pur avendo le sue soddisfazioni professionali - non si sente per nulla.... vivo.

Cosa gli manca?
E dove cerca quei tasselli necessari a riempire gli spazi vuoti del suo cuore - quei vuoti che paiono piccole voragini pronte ad inghiottirci, se non li riempiamo in tempo e con le "presenze giuste"?

Certe mancanze/assenze sono più ingombranti e pesanti di tante presenze!

Gabriele, nella sua febbrile ricerca del senso e del valore da dare alla propria vita, rischia di non vedere ciò che conta davvero e che gli è vicino, e che spesso va ricercato nelle piccole esperienze, nei gesti quotidiani, nelle parole come nei silenzi; in un abbraccio dato alla propria sorellina che sta crescendo, in un sorriso condiviso con la madre brontolona, in una chiacchierata a cuore aperto con il parroco del quartiere (discutendo di temi esistenziali, allontanando da sè pregiudizi maturati negli anni e che spesso impediscono di guardare le cose da più prospettive), nel vivere realtà differenti dalla propria (imparando che si può essere gioiosi e sorridere alla vita nonostante la miseria e la povertà attorno a sè).

Gabriele crede di poter trovare i tasselli per completare il proprio puzzle attraverso l'amore, ma l'amore puntualmente si rivela fugace, ingannevole, temporaneo..., deludente.
E il nostro giovanotto non sembra avere le spalle troppo forti per proteggersi dalle delusioni, così ogni volta è in procinto di cadere nello sconforto e nello scoraggiamento.
L'amore è un'esperienza meravigliosa, che fa sentire vivi quando scoppia nel nostro cuore e pretende legittimamente per sè spazi, momenti, gesti, parole, intimità, passione!
Ma non può costituire il tutto per essere felici, perchè la prima fonte di felicità Gabriele dovrà ricercarla in se stesso, a prescindere dal fatto di avere accanto la donna giusta.

Il tempo che passa, i successi e i fallimenti, la realizzazione professionale, le relazioni sentimentali non sempre andate a buon fine, le amicizie sospese e poi ritrovate con rinnovato slancio (perchè "talmente intrecciate da essere in grado di scorrere all'unisono su binari paralleli"), i legami familiari rinvigoriti... sono tutti fattori che metteranno Gabriele ripetutamente di fronte a se stesso e, anche se a volte gli sembrerà di aver girato in tondo, senza meta e senza scopo, tornando ogni volta al punto di partenza, in realtà la sua vita sarà sempre avanzata e tutti i cerchi rimasti aperti e sospesi attendevano solo il momento propizio per essere chiusi.

Come dicevo qualche rigo su, la narrazione ha un carattere molto introspettivo ed intimo,  e questo grazie alla prospettiva personale fornitaci dal narratore/protagonista; il ritmo non è particolarmente dinamico e veloce, perchè anche il racconto di vicende ed avvenimenti è comunque intervallato da pensieri, domande, dubbi e riflessioni di Gabriele, il quale è inevitabilmente ben caratterizzato e "messo a nudo".
Ho trovato che in certi momenti la sua insofferenza e il suo mal di vivere fossero esasperati, ma è pur vero che adolescenti lo siamo stati tutti e credo che ciascuno di noi sia stato - in misura diversa, questo è ovvio - "perseguitato" da tante angosce (alcune fondate, altre meno), pensieri negativi, paure, aspettative..., e che a tutto questo abbiamo reagito secondo la nostra personalità... e Gabriele ha la propria, insicura e tormentata.

La narrazione è dunque fluida e sufficientemente scorrevole, anche se a volte l'ho trovata un po' lenta (per i motivi detti sopra), il linguaggio è semplice ma curato, adatto comunque al contesto e al protagonista (alla sua età, ad es.), che ho apprezzato, nel complesso, nonostante in certi frangenti le sue "paranoie" mi irritassero; sì, perchè comunque Gabriele è un ragazzo che si fa delle domande e cerca delle risposte non artefatte, preconfezionate, "adatte a tutti", ma risposte che vadano bene per lui, che lo aiutino a crescere, a capire come funziona la vita, quali sono i suoi sogni e come fare per realizzarli; è un ragazzo che dà importanza a parole, silenzi, sguardi e non è affatto superficiale.
Ecco, quest'attenzione all'interiorità mi è piaciuta e credo sia un punto di forza del romanzo, la cui lettura mi sento di consigliare anche a voi...! ^_^

2 commenti:

  1. Porsi delle domande è un modo per crescere, per conoscere sè stessi, per capire le proprie emozioni. L'adolescenza è un continuo "domandarsi" il difficile è trovare le risposte che diano piena soddisfazione. Questo libro, complice la tua ottima recensione, sembra molto interessante.Una finestra sul mondo dei giovani che, attraverso mille difficoltà, costruiscono la propria identità:)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz