lunedì 13 gennaio 2014

Dal libro al cinema: ANITA B. (tratto da: "Quanta stella c'è nel cielo))


Il libro che vi presento oggi sarà al cinema giorno 16 gennaio, con la regia di Roberto Faenza.

Il romanzo.

QUANTA STELLA C'E' NEL CIELO
di Edith Bruck


Ed. Garzanti
200 pp
16.60 euro
2003
Trama

Quanta goccia c'è nell'oceano?
Quanta stella c'è nel cielo?
Quanto capello sulla testa dell'uomo?
E quanto male nel cuore?
Sándor Petöfi

«Quanta stella c'è nel cielo» non è un errore, è il primo verso di una ballata amara del giovane Petöfi, il grande poeta ungherese.
Quei versi sono tra le poche cose che Anita porta con sé, insieme a molti ricordi laceranti.
Anita non ha ancora sedici anni. È una sopravvissuta ai campi. È bella, è sensibile, le prove della vita le hanno tatuato l'anima. Sta fuggendo da un orfanotrofio ungherese per andare a vivere a casa di una zia, Monika. 
Eli, il giovane cognato di Monika, è venuto a prenderla al confine per accompagnarla nel viaggio in Cecoslovacchia, dove si ritrova clandestina in un mondo ancora in subbuglio.
 Ma tutto questo a Eli non interessa: lo attira solo il corpo di quella ragazza e già sul treno, affollato di una moltitudine randagia, inizia a insidiarla in un gioco cinico e crudele.
Quanta stella c'è nel cielo è un romanzo dai risvolti inattesi. Racconta come si possa tornare dalla morte alla vita. E come, a volte, il cammino per ritrovare la speranza possa seguire trame imprevedibili. 
Protagonista, intorno ad Anita, è un'umanità dolente, alla ricerca di una nuova esistenza: c'è chi vuole dimenticare e chi vuole ricordare, chi mette radici e chi si imbarca per la terra promessa, chi vuole rifiutare per sempre ogni violenza e chi invece pensa che l'unico dovere è, dopo tutto, imbracciare il fucile per non essere mai più vittima.
Edith Bruck offre in queste pagine la storia palpitante di un'epoca cruciale del dopoguerra, quando tutto era in fermento tra mille difficoltà. 
Un'altissima meditazione sulla speranza, sulla straordinaria forza e fragilità di chi va verso una rinascita. 
E la grande capacità della Bruck è il risvegliare violente emozioni nel lettore.

L'autrice.
Edith Bruck, di origine ungherese,  nata in una povera, numerosa famiglia ebrea. Nel 1944, poco pi che bambina, il suo primo viaggio la porta nel ghetto del capoluogo e di l ad Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen Sopravvissuta alle deportazione, dopo anni di pellegrinaggio, approda definitivamente in Italia, adottandone la lingua.
Nel 1959 esce il suo primo libro Chi ti ama cos, un'autobiografia che ha per tappe l'infanzia in riva al Tibisco e la Germania dei Lager. Nel 1962 pubblica il volume di racconti Andremo in citt, da cui il marito Nelo Risi trae l'omonimo film.
 autrice di poesia e di romanzi come Le sacre nozze (1969), Lettera alla madre (1988), Nuda propriet (1993) e Lettera da Francoforte (2004). Nelle sue opere il pi delle volte ha reso testimonianza dell'evento nero del XX secolo. Nella lunga carriera ha ricevuto diversi premi letterari ed  stata tradotta in pi lingue
.
Il film

ANITA B.

In occasione della Giornata della Memoria, il 16 gennaio nelle sale cinematografiche italiane ci sarà il film Anita B., diretto dal regista Roberto Faenza, con Eline Powell, Robert Sheehan, Andrea Osvart, Antonio Cupo, Nico Mirallegro e che racconta la storia palpitante di un'epoca cruciale del dopoguerra, quando tutto era in fermento tra mille difficoltà.
Anita, una ragazza sedicenne di origini ungheresi, è sopravvissuta ad Auschwitz e viene accolta dall'unica parente rimasta viva, Monika, sorella di suo padre, che però non l'accoglie con molta benevolenza.
Monika vive, non lontana da Praga, vive con il marito Aron, il figlioletto Roby e il fratello di Aron, il giovane e attraente Eli, che la inizierà all'amore.
Ma attorno a sè la giovane dovrà fare i conti con una comunità di persone che non voglio essere legati al triste passato della guerra; gente che desidera ballare, divertirsi ascoltare musica, dimenticando campi di concentramento, tedeschi e storie simili.
Anita non comprende questo modo di pensare, lei che ancora soffre per aver perso la famiglia nel lager; lei che cerca di combattere contro il silenzio e l'indifferenza verso le atrocità commesse solo pochi anni prima.

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Cosi`, se vuole parlare di ciò che ha passato, può farlo solo con il piccolo Roby, che ha appena un anno e non può capire.
Tra persone diverse per etnie e lingue, Anita si ritroverà catapultata in una situazione imprevista, che le chiede di agire con coraggio.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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